La Festa della Donna dell’8 marzo è una ricorrenza che nasce dal lavoro e che, inevitabilmente, ci collega con l’attuale situazione lavorativa delle donne, fatta purtroppo di problemi insoluti come quelli legati alla conciliazione tra tempi di vita, di cura e di lavoro.
Allo stesso tempo, però, bisogna ricordare che negli ultimi due anni sono state approvate due importanti leggi: la n. 214/11, che istituisce il “Fondo per il finanziamento di interventi a favore dell’incremento in termini quantitativi e qualitativi dell’occupazione giovanile e delle donne”; la n. 120/11, che stabilisce l’obbligo di rispettare la presenza di almeno il 30% di donne nei consigli di amministrazione delle società italiane quotate in Borsa.
Il prolungamento dell’età lavorativa, tuttavia, non apre a nuovi posti di lavoro e la persistenza di stereotipi di genere nell’istruzione porta le studentesse a frequentare di più i percorsi umanistici rispetto a quelli scientifici e tecnologici, ambiti in cui le possibilità di lavoro potrebbero essere maggiori, ma soprattutto non confinerebbero ancora di più le donne nei servizi di cura alla persona.
Ciò comporta non solo il permanere di svantaggio occupazionale, ma anche di retribuzioni meno vantaggiose.
Nell’ottobre 2012, nella nostra regione (prima in Italia) è stata approvata la legge sull’endometriosi, che permette di riconoscere questa importante e invalidante malattia come uno stato patologico da monitorare attraverso il Registro e l’Osservatorio regionale sull’endometriosi. Sarà così avviata la promozione di campagne di informazione e sensibilizzazione, ma anche un’attività di formazione di personale sanitario, del mondo del volontariato e verrà istituita la Giornata regionale il 9 marzo.
La diffusione di momenti di informazione della cultura della parità di genere e delle occasioni concrete per attualizzarla devono dunque continuare a essere sostenute, a maggior ragione in una visione di sviluppo del nostro Paese nel contesto europeo.
Fondamentale sarà il lavoro costante a livello culturale, a partire dall’immagine femminile: il modello consumistico diffuso non deve essere sostenuto poiché conferma “la visione di servizio”.
Ciò incide pesantemente sull’affermazione dell’identità personale e contribuisce al mantenimento dei rapporti di sopraffazione. Le donne che nel corso del 2012 si sono rivolte ai Centri antiviolenza e ai Servizi pubblici per maltrattamento o violenza nella nostra provincia sono state 270. Questa tematica va affrontata quotidianamente, a tutti i livelli, esplicitata in ogni modo poiché si tratta della libertà di esistere e di essere al mondo come persona, prima che come cittadina, studentessa, lavoratrice, madre, moglie.
L’assessore provinciale Bianca Della Pietra, la presidente della Commissione consiliare Elisabetta Medeot, la consigliera di parità provinciale Fulvia Raimo, assieme alle associazioni La Que Sabe e Femminilmente hanno deciso, in occasione della Giornata Internazionale delle donne dell’8 marzo, di dedicare la ricorrenza al tema sempre attuale del lavoro femminile, incontrando le/i ragazze/i di due istituti professionali, il “Pertini” di Monfalcone e il “Cossar-Da Vinci” di Gorizia. L’associazione La Que Sabe illustrerà l’indagine sulla situazione lavorativa delle donne in provincia di Gorizia e l’associazione Femminilmente presenterà il video “Per la mia strada. Otto percorsi di successo al femminile”, vale a dire otto modelli positivi di donne che si sono affermate nel vari settori del mondo del lavoro.
Per concludere, in questa giornata un pensiero va alle due donne, dipendenti della Regione Umbria, vittime dell’esasperazione protagonista di questa crisi che spinge a una guerra tra poveri dimenticando che chi lavora nelle istituzioni deve applicare le leggi dello Stato.