Sono giorni drammatici per il mondo affacciato sul bacino del Mediterraneo. L’era delle tecnologie sempre più invasive e sostitutive dell’aspetto umano sembra incapace di reagire o addirittura di interessarsi alla guerra che distrugge città, martirizza popoli, uccide innocenti. Missili e barconi inghiottiti dal mare, immagini terribili a cui non si riesce a dare una risposta. Immagini che a molti danno fastidio o che qualcuno si rifiuta di considerare, girando canale.
Serve una tregua definitiva, uno stop alle armi. Una politica diversa per far fronte all’emergenza immigrazione. Ora, subito. Con urgenza.
Anche da noi, che ci sentiamo così lontani e protetti dal pericolo, riecheggiano i pianti di dolore a cui non si può rimanere indifferenti.
Tavagnacco in questi giorni è diventata un’ enclave di pace e di speranza grazie al progetto di accoglienza di un gruppo di bambini provenienti dai campi profughi Saharawi dal deserto Algerino nei pressi di Tindouf, promosso dal comune a nord di Udine e dall’Associazione Onlus Pentalux, con lo scopo di offrire loro l’opportunità di allontanarsi dal deserto nel periodo più caldo, di beneficiare di un’alimentazione sana e completa e di poter fruire di controlli sanitari. Un soggiorno iniziato il 19 luglio in un’atmosfera ospitale ed accogliente creata da numerosi cittadini volontari che si sono prestati ad accompagnare ed intrattenere i ragazzi durante la permanenza in Friuli.
Il gruppo di dieci bambini, composto da maschi e femmine, dai 6 ai 12 anni, accompagnato da un adulto, è stato ospite presso la scuola elementare di Tavagnacco in via dell’Asilo. Ieri sera la stessa scuola ha organizzato una festa per salutare i bambini che sabato 2 agosto lasceranno la nostra regione per fare rientro a casa. Un’occasione per far conoscere la storia del loro popolo a sempre più persone. Moltissimi i volontari che si sono impegnati a stare con i bambini, a farli giocare, a cucinare, riassettare e vigilare su di loro, accompagnandoli per fare le visite mediche, in piscina, al museo, a pescare, in visita di rappresentanza presso i vari comuni della zona o presso associazioni.
Popolo abbandonato da tutti ma assolutamente pacifico, il popolo sahrawi, attualmente profughi dal Sahara Occidentale ed ancora sistemati nei campi a Sud-Overt dell’Algeria e ai confini con la Mauritania, è costituito dai gruppi tribali arabo-berberi che, già nel corso della dominazione della Spagna, avevano cominciato negli anni trenta a reclamare la loro indipendenza.
Sull’area, ricca di fosfati, avanzava però pretese anche il Marocco ed è per questo che le popolazioni della regione hanno conosciuto grandi difficoltà per realizzare le loro ambizioni e vedersi riconosciuti su un piano internazionale e persino inter-arabo.
Abituati a vivere nel deserto con una dotazione di 3 litri di acqua al giorno, i bimbi hanno apprezzato in Friuli soprattutto l’abbondanza di acqua potabile e…di pioggia. Con sorrisi disarmanti e occhi pieni di storie da raccontare. Pieni di innocenza capace di far sentire in colpa un mondo sordo e cieco che non sa delle loro sventure.
Prima della cena e dopo i saluti delle istituzioni locali, i bambini si sono esibiti nel canto del loro Inno nazionale mentre le bimbe reggevano la loro bandiera in cui il nero rappresenta il lutto, il verde la speranza, il rosso il sangue dei martiri con la luna e le stelle dell’Islam. Nella loro terra, ogni mattina prima di iniziare la scuola e durante l’alza bandiera, i bambini cantano l’inno nazionale per non dimenticare il loro senso di appartenenza. Che è poi tutto ciò che gli è rimasto.
Durante la serata i partecipanti hanno potuto acquistare un calendario di foto, realizzato dallo Studio Fotografico Immagini di San Daniele e Majano, scattate durante l’ultimo viaggio sul posto, una t-shirt e il libro scritto da Annalisa Vucusa, “Zahra, fiore del Saharawi e altre storie di identità”, i cui proventi saranno interamente devoluti per i progetti dell’Associazione Pentalux.
L’associazione Pentalux “Maurizio Chittaro”, nata nel 2002, si occupa di portare aiuti in due zone dell’Africa, in Burkina Faso e in Algeria dove si trovano i campi profughi Saharawi, un aiuto soprattutto sanitario riguardante le problematiche ottiche.
Realizza laboratori ottici garantendone la piena efficienza con viaggi regolari almeno tre volte all’anno.Durante questi viaggi, grazie al dott. Forner socio dell’associazione, vengono eseguiti molti interventi di cataratta.
Tutto il materiale necessario per gli interventi viene portato dall’Italia.
Vengono anche svolti corsi di formazione al personale medico, infermieristico e tecnico locale per dar modo di rendere pienamente indipendenti gli operatori locali.
Attualmente tre sono le direzioni di intervento dell’Associazione: una a favore del popolo dei Saharawi nei campi nel deserto algerino e con l’ospitalità data annualmente ad un gruppo di bambini saharawi a Tavagnacco; una in Burkina Faso presso il Centro di Oftalmologia nella cittadina di Nouna localizzata a nord-ovest della capitale ed ai confini con il Mali; una ad Alepé in Costa d’Avorio presso la struttura sanitaria delle suore dorotee di Vicenza.
Maurizio Chittaro era un grande amico del presidente Loris Di Giorgio, scomparso nel 1983 a causa di una caduta in moto; il suo ricordo continua nelle azioni dell’associazione.
“ Il viaggio assume quasi un valore simbolico: è ricerca, come ricerca continua è la vita. Anche la ricerca d’identità è una ricerca di senso, per camminare più sicuri nella vita. Non c’è identità senza passato: personale, generazionale, storico; tutti noi siamo frutto di storie precedenti, anche lontane nel tempo…” tratto da Zahra, fiore dei Saharawi” di Annalisa Vucusa.