Non abbiamo nemmeno fatto in tempo a tessere le lodi di quella Udinese che ha dato del complicato filo da torcere a Madama Juventus proprio nel di lei fortino torinese che dobbiamo subito ravvederci pesantemente.
Dopo aver visto una Udinese supertonica presa a far impazzire le zebrette piemontesi della Juventus, prima indiziata per la corsa al titolo tricolore, dobbiamo subito fare i conti con una Udinese che si è rivelata infatti la controfigura di sé stessa. Una squadra improduttiva, assolutamente disordinata ed incapace di mettere in serio pericolo l’economia avversaria, si è fatta sopraffare, per la prima volta ed in casa propria, da un Palermo che di certo si è rivelato tutto fuorché travolgente. Riteniamo sia il caso di tirare subito le fila, entrando nel merito dei profondi giudizi che si richiedono ora. Proprio ora che si profila, lì dietro l’angolo, il momento di raddrizzare subito il tiro, per l’onore della baracca, se permettete. Venendo a noi contro il Palermo abbiamo visto una Udinese privata di tutto nel confronto con quella che sconfisse la squadra Campione d’Italia a Torino. La squadra friulana ha infatti perso ogni ingrediente che era stato la sua forza nella complicatissima disfida in terra piemontese. In primis ha perso l’intensità, perché l’Udinese scesa in campo contro il Palermo proprio a Udine era una squadra lenta e dimessa, checché ne possa dire il buon tecnico di casa nostra, un Mister Colantuono che nel post partita è riuscito a sostenere che questa Udinese avrebbe ancora conservato intonsi gli ingredienti utili a far bene. Invece, a nostro modo di vedere, non è propriamente così, perché oltre ai “giri” giusti l’Udinese ha perso pure quel quid che la rendeva una squadra in grado di dare concreta realizzazione ai propri disegni e progetti “operativi”. E’ mancata pesantemente di concretezza la squadra di Colantuono, per la quale si possono tranquillamente contare sulle dita di una mano le volte in cui ha impensierito seriamente l’avversario Palermo. E questa scarsa fertilità agonistica per l’Udinese si è ripercossa, per la gran parte della gara, quindi sia nella prima frazione di gioco sia nella seconda. Non ci si può certo accontentare di un paio di tiri o colpi di testa nello specchio sparsi qua e là per il primo ed il secondo tempo. Si deve invece, sia ben chiaro, covare ingenti rimpianti per le magagne proprie, che andremo ad elencare più avanti, e per quelle indotte. Tra queste ultime possiamo benissimo fare riferimento ad un arbitraggio che si è rivelato, agli occhi di neofiti e cultori della materia, non certamente all’altezza della situazione. Nemmeno per sogno. L’arbitraggio ha influito pesantemente sull’economia della gara, con la negazione di un maledettamente reale e ravvisabile calcio di rigore non concesso all’Udinese, e con un approccio alla gestione della gara che francamente ci permettiamo di giudicare inequivocabilmente come gravato di una inopportuna leggerezza d’approccio. Bisognava essere più ligi ed osservanti all’atto di fornire la garanzia, la certezza dell’applicazione del regolamento. Non si poteva lasciar correre così tanto, non solo ai danni dell’Udinese visto che l’atteggiamento arbitrale ha lasciato un poco tutti scontenti, un poco tutti pronti a rivendicare come forse, alla fine non si è fatto abbastanza. Comunque ribadiamo che l’arbitro D’Amato si è sempre guadagnato puntualmente la nostra fiducia, e una prestazione arbitrale un po’ più lassa, un poco più concessiva alle necessità dello spettacolo come quella prodotta nell’occasione dal fischietto che in altre occasioni si è dimostrato quasi sempre davvero all’altezza della situazione, forse per questa volta si può pure giustificare. Anche se a recriminare potevano essere davvero in tanti alla fine. Di sicuri sono stati davvero in tanti a recriminare su quanto contava come il pane nell’economia di questa partita. Ossia sull’atteggiamento che si in sintesi si può definire davvero “scarico”, quello dell’Udinese che non si è rivelata nemmeno la controfigura più brutta possibile di quella che ha messo all’angolo la Juventus allo Stadium. Una squadra involuta e assolutamente poco presente nella gara di domenica scorsa quella friulana, sin dai primi momenti di gara nei quali ha avuto inizio l’inscenazione di una autentica cascata di errori, che alla fine hanno trovato la loro traduzione nel gol del vantaggio del Palermo, subìito per causa di una autentica dormita della retroguardia friulana, nemmeno lontana parente di quella rocciosa e compatta vista a Torino. E così il Palermo s’è tagliato a fette l’intero fronte difendente friulano per poi permettere facilmente a Rigoni di suggellare il vantaggio del Palermo ed il compromettente svantaggio dell’Udinese. Poi la squadra del “Cola” non è più riuscita a trovare la forza di riemergere dalle sabbie mobili. E’ mancata di velocità, di capacità di sviluppo dell’azione e di concretezza quando c’era da fare sul serio, la nostra squadra. E questa tendenza non è mai stata così evidente, tanto che l’Udinese vista in campo contro il Palermo se non è la più brutta di questa stagione agli albori davvero poco ci manca, visto che probabilmente si è giocato così male solamente nella sfida estiva dal carattere assolutamente amichevole giocato contro una neopromossa formazione assolutamente di secondo piano della Bundesliga tedesca, gara che ben ci ricordiamo. Ora non resta che ricaricare le pile sul piano della motivazione e quindi della forza agonistica, ma bisogna farlo subito perché mai come ora bisogna perseguire una pronta ripresa, onde evitare di finire in secche e retrovie varie che non farebbero altro che generare pericolosissimi malumori, che sono il pericolo più grande in specie se occorrono in seno ad una squadra che si deve per forza giovare di una forte motivazione positiva. Questa è l’Udinese, che come tutte le altre squadre della massima serie calcistica ha di fronte a sé una scadenza che giunge provvidenziale nel quadro di un pronto ristabilimento di quelle che sono le credenziali indispensabili sul piano dell’indole per una squadra come l’Udinese. Arriva proprio ora la pausa della Serie A, che permetterà ad ogni formazione in difficoltà di ripristinarsi anche per quelle che sono le voci maggiormente critiche della propria “pagella virtuale” maturata sinora. L’Udinese se l’anno scolastico finisse paradossalmente ora verrebbe rimandata a settembre per una grave insufficienza alla voce “motivazione di squadra”, e la sosta per una settimana del campionato dovuta alla pausa per le squadre nazionali giunge quindi utile a rifondare il gruppo bianconero puntellandolo per quanto riguarda aspetti generali e specifici della propria sfera motivazionale. Bisogna quindi fare subito quadrato intorno a questa squadra, allo scopo di permetterle di ritrovare la grinta autentica sfoderata contro la Juventus allo Stadium e lasciata per strada contro il Palermo. Non è certo il momento di perdere colpi proprio nel frangente in cui bisogna iniziare una rincorsa il più possibile convinta e utile a instaurare quella dote iniziale di successi, quel cuscinetto di punti e di numeri necessario a dare maggiori garanzie per il futuro ad una Udinese che deve puntare a conseguire il prima possibile un numero di punti utile a raggiungere l’obiettivo stagionale minimo della salvezza, e comunque sia ad arrivare più in alto possibile. Desideriamo infine compiere un excursus intorno alla querelle denominazione dello stadio, osservando quanto sarebbe provvidenziale per la preservazione della causa dello sport friulano il pervenimento di nuove risorse monetarie, da reperirsi perché no attraverso la citazione del nome di uno sponsor all’interno del nome dello Stadio, che da quanto ci è dato sapere non dovrebbe venire privato mai di un riferimento alle radici territoriali dello Stadio stesso. Lo Stadio di Udine da quanto è logico concludere resterà sempre, anche sul piano formale, lo Stadio del Friuli: il nome della nostra Regione a quanto pare non dovrebbe venire scalfito da quella che pare essere qualcosa di più di una semplice questione di interesse e di interessi. In palio c’è realmente un posto al sole per il movimento sportivo friulano, che potrebbe disporre grazie a questa operazione di rinnovate risorse e strutture. E non è poco, quindi… carpe diem. Doveroso comunque sottolineare come il volume molto alto della polemica specifica fatta intorno alla questione nome stadio proprio in questo periodo, possa avere colpevolmente distratto l’Udinese da quelle che dovevano essere le sue preoccupazioni primarie. Sarebbe stato meglio non fare troppo rumore su una questione contestuale alla quale comunque va riconosciuta una certa rilevanza.
Articolo di
Valentino Deotti
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