Difficilmente cito numeri nei miei pezzi, che spesso se ne vanno a spasso rispetto alla nuda realtà; questa volta mi piace sottolineare come l’Hellas abbia tirato tre volte verso la porta, zero nello specchio; l’Udinese invece ha scagliato dieci tiri in porta su ventisette (ventisette!) totali.
Numeri che a Udine non ci si ricordava da tempo immemore, quantomeno da quando non gioca più quel signore partenopeo col dieci sulle spalle.
Quattro schiaffi alla formazione più modesta vista ad Udine negli ultimi mesi. A confronto di questo derelitto Verona, mal gestito da Pecchia e povero di tecnica e cuore, persino il Benevento è parso formazione d’altra caratura.
Come contro i sanniti, l’Udinese ha obiettivamente disposto a proprio piacimento del campo e dell’avversaria; ogni folata offensiva biancanera equivaleva ad una potenziale occasione; le fasce, sino alla gara contro il Cagliari autostrade sguarnite, percorse con profitto da Silvano, Ali Adnan Al Tameemi cui oggi darei (assieme al prode Barak) la palma di migliore in campo, da Stryger e Kuba. Quest’ultimo avrebbe potuto lasciare un segno più indelebile, ma è parso a volte troppo impreciso.
Con l’amico Roberto, via messaggio, si discuteva del fatto che da quando Massimo Oddo ha preso il posto in panca (e personalmente no, non ancora nel cuore) di Gigi nostro non si vedano più lanci lunghi ad inseguire il nulla; la squadra fraseggia, corre di più offrendo di conseguenza due, tre scelte al portatore di palla.
Insomma, l’Udinese di questi tempi gioca al calcio e quattro vittorie consecutive non sono casuali.
Così come casuali non sono le reti realizzate; tutte, infatti, vengono da azioni orchestrate, da palle scambiate fra centrocampisti e punte, con l’aggiunta preziosa di qualche chicca personale. Ad esempio su cross di Adnan e controcross di Widmer, Antonino che stoppa, dispone del difensore, si gira e la mette nell’angolo; oppure di Kevin Lasagna che sbaglia un paio di tiri semplici, salvo infilarsi fra due impotenti difensori veronesi scagliando una mina sotto la traversa.
L’Udinese avrebbe potuto segnarne anche di più, incontentabili noi. la verità è che devo togliermi il cappellaccio per Massimo: sin dall’inizio l’avevo invero difeso, carta canta e villan posta messaggi ignoranti sui siti sociali ove ognuno ritiene, a volte sbagliando, depositario d’opinioni serie su la qualunque, come si direbbe ad altre latitudini.
Già: oggi tutti esaltano il tecnico ex-Pescara, ma quanti fra questi dovrebbero vergognarsi per quanto avevano detto del figlio di Francesco? Per commentare alle volte bisognerebbe aver contezza, lo dico per voi. I Pozzo avebbero preso un allenatore perdente? Avreste dovuto considerare quale fosse il portafoglio giocatori del Pescara retrocesso e quali le abilità tattiche già all’epoca mostrate da Oddo. Adesso diventa un profeta.
Non lo è, come non era una pippa un mese fa: è semplicemente un ragazzo preparato, intelligente ed umile, arrivato in punta di piedi perché non si sarebbe potuto fare altrimenti; siccome squadre che prendono caterve di reti non possono andare lontano, ha saggiamente sigillato le retrovie, ripassando alla difesa a tre uomini che fa parte di storia e DNA di questa squadra. Ha messo un po’ d’ordine nello spogliatoio, sul campo di allenamento, soprattutto in partita restituendo ai giocatori le loro posizioni, dandogli un senso del dovere perso, per causa anche e soprattutto loro, durante la seconda parte della gestione Delneri.
Già: il filotto di sconfitte di inizio anno parte dal modesto girone di ritorno dell’anno passato, quando la verve iniziale aveva abbandonato la panca friulana. Passa per un rinnovo di contratto trascinato, biascicato che ha probabilmente lasciato nelle corde dei calcianti la sensazione di un non-compiuto trait d’union che partisse dalla società, passasse per il tecnico e si riverberasse sul campo.
Oggi abbiamo un tecnico moderno che per progredire, come dico e ridico da tempo, si rifà a quanto proponeva Francesco Guidolin, con ben altra qualità in campo ma simili strategie. Oddo lo definisco moderno, però, perché (lo ribadisco) da quando c’è lui probabilmente Danilo deve pagare cento euro ad ogni lancio lungo: da sessanta a gara siamo passati a zero; piuttosto palla a Bizzarri, che coi piedi gioca come un libero.
Fraseggio, palla a terra, gioco arioso sulle fasce: da quanto aspettavamo questo spettacolo, finalmente degno dello stadio che deve ridiventare un baluardo insormontabile! Chiaro: l’Udinese ha giocato contro contro una formazione decisamente modesta, ma le gare vanno vinte, non si mettono in discesa da sole. E oggi ha stravinto.
Ventiquattro punti, centroclassifica tranquillo; raggiunto il Torino, il Bologna e (forse) una fra Milan e Atalanta. Con una gara da disputare, lo ricordiamo: che di questi tempi nessuno definisce più una sconfitta da recuperare. E davanti Fiorentina a due punti, il miracolo-Samp a tre: insomma uno scenario assolutamente inatteso solo cinque settimane fa.
Ora l’Udinese deve continuare a suonare questo spartito, dove nessuno si sente un solista da Scala ma tanti, tutti sono buoni orchestrali; quelli che steccano, passano un concerto in platea e quando rientrano suonano meglio di prima. È questo il merito principale di Massimo Oddo: aver reso dei giocatori buoni, nessuno scarso, consci del fatto che passare la palla ad un compagno non è un delitto né un’ammissione di inferiorità. Onore a lui, e a cazzutissimi ragazzi come Barak, Adnan, Stryger che non lasciano passare più un filo. Cinque gare con Oddo: dodici punti, dodici reti fatte, due subìte e finalmente un gioco all’altezza. A Bologna sarà esame decisivo, sliding doors del futuro bianchenero.
Una piccola nota storica: Massimo Oddo ci doveva questa vittoria nel derby, lui che giovanissimo in maglia gialloblu si fece parare un rigore da Turci, ma sul cross di Italiano portò in vantaggio di testa i suoi. Ci pensarono Muzzi (rigore dubbio fischiato da Farina) e Pinzi a ribaltarla. Era il duemilauno, mese di dicembre; era l’Udinese di Roy e il Verona di Malesani, che al termine di quella stagione fu retrocessa grazie ad un 5 maggio di dubbia moralità.
Buon Natale a tutti; ci risentiamo prima della fine dell’anno.