…fino al punto che sapevo che oggi tu mi avresti detto quelle cose che mi dici…
Un condensato di già visto: un rigorino che si può dare, si dice così, quando una spinta la fa Danilo, il difensore, iniziando fuori area, poi esce un rosso per il portiere e tutti si improvvisano soloni del regolamento, snocciolano norme, situazioni, fanno la faccetta saputella. Sì, ma rimango della mia, il fallo non lo ha fatto Brkic ma Danilo. Espulsione viziata da un errore arbitrale. Si perdeva lo stesso, diranno alcuni. Abbiamo preso quattro pere, niente da dire, diranno altri. Tutto vero, probabilmente, son forti del fatto che la vita non dà controprove. D’accordo, ma a me resta una sensazione. Quale? Ve la spiego subito.
Tre indizi fanno una prova, e con Mastro Valeri siamo a due. 23 aprile 2011: si gioca col Parma, fallo dubbio di Inler a centrocampo, il guerriero si avvicina con fare minaccioso all’arbitro, che vedendo l’avanzata dello svizzero-turco con un mezzo sorrisetto fa un passo avanti: contatto fra toraci, rosso diretto. 2 settembre 2012, dopo il rigore, in un contrasto con Pinzi, Chiellini si butta a terra, rotola cinque volte ed urla di dolore. Ammonizione al 66 dell’Udinese. Valeri è così, come tanti altri. Personalità pari a zero, sta tranquillamente sotto l’ombrello del potere, certo che se non farà nulla di male contro la trimurti, qualcosa di buono la sua carriera produrrà. Spero non ci sia il terzo indizio, spero la società dichiari indesiderato questo signore, pavido, pavido, come direbbe un celebre politico ex-magistrato; si è perso a causa sua? Non sono tanto ottuso, no. Si è perso perché probabilmente i rosanero oggi erano superiori. Proprio per questo, però, meritavamo le armi pari, ed una designazione più oculata ed equilibrata.
Non farò la cronaca della gara. Non starò a parlare di Padelli, Armero, dei loro errori marchiani su due delle quattro reti; non parlerò di un giocatore, Chiellini Giorgio, testimone simbolo di come in basso sia caduto il livello dei difensori italiani di punta. Non parlo delle botte, Gentile docet, parlo delle sceneggiate, parlo di come si attacchi alla maglia di Basta, poi caschi urlando e trascinando giù l’avversario ma soprattutto prendendo il fallo. Mille volte meglio Cuccureddu e Brio.
Non starò a dire che secondo me abbiamo giocato un po’ meglio che in precedenza, anche se la porta la vediamo ancora troppo poco, anche se siamo timorosi, poco coesi, insomma non ancora una vera squadra.
Dirò invece che grazie a Dio la “parte I” di quest’annata si conclude con la sosta di domenica prossima. Due settimane per metabolizzare ed espellere la delusione Braga, per iniziare un nuovo campionato con l’appendice Europa League. Dobbiamo avere un po’ di pazienza e fiducia, tanti di questi ragazzi, ad iniziare dal ragazzo che li guida in panca, sono stati i protagonisti della doppia trionfale cavalcata Champions, confido in una rinascita stile due anni fa. Diamogli ancora del tempo, i processi sommari non fan bene ad alcuno. Un appunto a Pozzo, però, glielo voglio fare io: se Conte vuole vedersi la gara allo stadio, se ne vada in tribuna come tutti gli altri, e non in un box climatizzato alla posta attrezzato. Tanto, questi sono così forti che il loro condùcator se ne potrebbe andare alle Maldive, no?
Direttore, so di essere impopolare, ma permettimi di chiudere questo pezzo, nato da una partita che nessuno di noi avrebbe voluto commentare, omaggiando la sportività della tifoseria rosanera, specialmente la falange di questi nativa della nostra Piccola Patria. Come facevano qualche anno fa, prima che la Giustizia Sportiva che oggi tanto denigrano, forse per l’assoluzione di Pepe e Bonucci, risparmiasse loro l’umiliazione della terza serie accomodandoli in serie B; com’era loro costume, dicevo, maramaldeggiano, camminano sulle macerie provocate in simbiosi dai loro beniamini e dal sestetto arbitrale; e non lo fanno, badate bene, solo dal settore di campo loro dedicato, come in qualsiasi campo del mondo, ivi incluso il Guatemala: no, i regolamenti, quelli tanto cari alle faccette saputelle di cui sopra, permettono loro di accomodarsi in Curva Nord, sfottendo i tifosi locali, padroni di fare quel che vogliono a casa d’altri. Mentre scrivo Zdenek Zeman sta impartendo al ragazzino che allena l’Inter, uno che ha giudicato Pazzini un brocco inadatto al suo modulo (sì, perché lui ha IL modulo) una lezione di calcio gratis.
Ecco, in risposta alle invettive del presidente dei rosanero, ivi inclusi i rosa friulani, che lo accusava di aver vinto meno in carriera che Carrera in una sera, l’allenatore ideale di noi piccoli tifosi di squadre non-big ebbe a dire che nella vita si possono comperare i giocatori e finanche gli scudetti. Ciò che non si può acquistare, signori cari, è l’educazione. Siete felici? Anch’io per Voi. Quando Vi sorbirete la stessa medicina allo stadio rosanero, dalla squadra spagnola, tedesca o inglese di turno (o Vi aspettate di godere dello stesso trattamento anche in Europa, tre gare ufficiali-tre rigori, alla faccia del complotto ai Vostri danni?), Vi auguro di tutto cuore che i tifosi avversari possano sciorinarVi in faccia le loro sciarpette nella Vostra curva di pertinenza. Non succederà, perché l’Europa è più Zemaniana di quanto Vi aspettiate. Non succederà perché loro esulteranno nella loro curva, e non Vi sfotteranno perché ai loro occhi sarete inesistenti. Non per nulla siete in terza fascia Champions. Non mi è simpatica, la squadra rosanero di Torino, fin da quando negli anni settanta io, che mi appassionavo per Galasso, Tormen e più tardi per Ulivieri e Pellegrini dovevo sentirmi sbertucciato dai sostenitori della grande Juve di Trapattoni. Amori diversi: il mio, per una squadra che identifica la vita dura di una terra ancora più dura. L’altro, provocato e catalizzato da 90° Minuto e Mercoledì Sport.
Certi amori non spariscono, certe idiosincrasie nemmeno. Non mi siete simpatici, probabilmente la cosa è reciproca, ce ne faremo tutti una ragione. Però a me non potrete mai dire, come io a Voi: Vi piace vincere facile, eh?