Il fattore Carnera.
Un pubblico compatto, che si smarrisce un po’ quando Udine va sotto 1-10 e nel corso dei quarti centrali, con Casale che pare mettere le mani sul volante in maniera definitiva. Ma poi…
Un ruggito: quello che parte dal Settore D e come un’onda si diffonde al palazzetto non vestito di rosso. Un ruggito che inizia a 40’’ dalla fine quando Casale è sopra di due possessi, ma Udine rimonta; continua quando costringe Sanders (assieme ad una difesa intensa ed ordinata) a due tiri sbagliati; mi rende quasi impossibile udire la mia voce in radiocronaca durante l’overtime; raggiunge il massimo dei decibel quando la stringa di Blizzard si posa sull’arco rendendo la sua possibile bomba un tiro semplice da due: 67-66 Udine, gara-4 è realtà.
Partita agonisticamente stupenda, tecnicamente rivedibile: le due squadre fanno della difesa il marchio di fabbrica ma anche con questo fondamentale esasperato al massimo stare sotto il 40% al tiro non è cosa normale. Inizio choc per Udine che non segna un punto nei primi 6’ o quasi (0/4 ai liberi), Casale che non se ne va come avrebbe dovuto, evidentemente non potendolo fare, e si appoggia sulla gara viaggiando di conserva. Ramondino mette in scena il consueto show, che piace a molti ma non a me; la sua squadra ha tre, quattro schemi d’attacco e li svolge con diligenza ma non produce come nelle gare casalinghe. Spariglia le carte, rispetto alle prime due puntate della serie, Ousman Diop che si applica con energia su Severini e non solo: il sedici rossoblu ritorna il buon giocatore che conoscevamo (e non l’arma infallibile del PalaFerraris) scendendo il proprio fatturato agli otto di media che hanno contraddistinto la stagione.
Udine meritava di vincere questa gara: per l’intensità, il sacrificio, la dedizione, l’applicazione mostrata in tutti i 45’, anche quando la palla non voleva proprio entrare.
Bravi tutti, e non faccio graduatorie di merito; bravo anche chi ha giocato undici secondi, come capitan Ferrari, e chi (Raspino, Bushati) ha messo in scena uno spettacolo difensivo fatto di recuperi e sofferenza.
Le due squadre si equivalgono, e lo diciamo dall’inizio della serie; Casale ha vinto, sì, il girone Ovest ma non è superiore a Udine. I tifosi casalesi si tengano stretti i venti punti di divario della seconda partita, di cui si sono giustamente vantati, ma li considerino un’eccezione.
Udine vince perché alla fine ha più cuore di una Novipiù che per due volte, all’alba ed al tramonto dei 40’, pensa di averla in tasca e di poterla gestire.
Vince Udine perché alla fine Casale è Blizzard, uno specialista di tiro che (ci ripetiamo) gioca (benissimo) in una sola dimensione: lunedì sera la GSA vi deve porre rimedio.
Vince perché coach Lino ha sempre una carta in più nel taschino, perché Marcius è ammirevole ma gioca al 30% del proprio potenziale, perché Casale ha più organizzazione ma Udine più talento.
Gara-4 sarà l’ennesima battaglia; vincesse Casale, mi alzerò ed applaudirò un’ottima squadra di pallacanestro che mette il gioco al centro del villaggio, anche con qualche furbizia in più dovuta ad un’esperienza che Udine ancora non ha. Esempio? Il povero Bellan che accumula tre falli (terzo, quarto, quinto) nel giro di venticinque secondi, cercando di innervosire i bianconeri, sportivo olocausto designato da coach Ramondino. Vincesse Udine, a dispetto del fattore campo direi gara-5 da 50/50.
Applaudo comunque due squadre che per lunghi tratti si sarebbero potute arbitrare da sole (finale nervoso, ma era prevedibile): e forse sarebbe stato anche meglio.
Già: la terna arbitrale è stata devastante. Devastante. Hanno messo assieme una serie di errori, a volte anche tecnici, da matita rossa.
Ci sono delle punte quasi poetiche: Martinoni scaglia un tiro con la sirena dei 24’’ ben suonata, per tutti ma non per loro. Marcius scaglia la palla sugli zebedei di Ous che rotola a terra ma la sfera non esce; l’arbitro preposto chiama fallo di piede, poi vede Diop a terra con Marcius preoccupato, capisce e ‘scusate, allora palla di Udine’.
Martinoni si vede fischiato un misterioso fallo in attacco; dall’altra parte Chris porta il pick’n’roll per Dykes ma il capitano casalese lo spinge via. Fischio: Niccolò protesta, Ramondino è infuriato ma quinto fallo di Mortellaro. Amen.
Sul fallo di Severini su Diop (che gli aveva appena stoppato la tripla), convertito dopo un minuto di conciliabolo arbitrale in violazione dei 24’’ posso solo pensare che Moretti (ad ogni sospensione tranquillizzava i colleghi con un ‘bene, bene’) avessea disposizione l’instant replay…
A Casale i padroni di casa non credo si potessero lamentare del comportamento arbitrale, ad iniziare da un canestro che si spostava e un libero che non veniva ripetuto (come promesso a Kyndall dal direttore centrale di gara); ecco, mi piacerebbe prima di morire poter scrivere di un arbitraggio volgarmente casalingo al Carnera. Parafrasando Jannacci, solo per ‘vedere di nascosto l’effetto che fa’.
Fa nulla: ma a Radaelli, Vita, Moretti dico che alla fine va bene tutto, anche i loro errori che sono pesanti quanto quelli da tre punti di Benevelli o Bushati: quando però potrò essere testimone dello stesso comportamento, ad esempio, al PalaDozza allora mi tacerò. Siccome però non ho perso i capelli invano, permettetemi di dubitare. Senza rancore, amici miei in arancione.
Perché a me, della serata, rimarrà il muro di ragazzini che aspettano i giocatori bianconeri fuori dagli spogliatoi per un saluto, un autografo, una carezza: la pallacanestro è questo, le famiglie che alla fine della gara non vogliono proprio lasciare il palazzo dopo aver vissuto un’emozione intensa e bellissima.
Piccolo inciso: ‘un maiale non può allenare’ lo gridavano tifosi a me non grati ad un signore di Reggiolo che altrove, in seguito, vinse tutto inclusa la decima col Reàl. Lascerei stare le caratteristiche fisiche di un ragazzo che nemmeno a me sta simpatico per comportamenti sopra le righe, ma che allena per indubbie capacità e bravura. Lasciate perdere.