Al trentesimo, sul 42-30, onestamente la consideravo chiusa. Quando a 5’45” dalla fine Castelli infilava la tripla del +8, idem. Invece l’A.P.U. perde in casa contro la bete noire Bergamo una gara sanguinosa, che secondo me potrebbe lasciare nei cuori e nelle menti bianchenere qualche strascico pericoloso.
La Co.Mark ha meritato, perché ha giocato sempre alla stessa maniera senza disunirsi nemmeno essendo stata in svantaggio, anche pesante, per trentasette minuti su quaranta. Le assenze di Poltroneri e Pinton pesano, e molto, specie nelle rotazioni d’attacco; eppure, nonostante con Porta il gioco sia più ragionato e meno fluido, e gli uomini di coach Lardo giochino più come una squadra pesante e meno run and gun, i tiri di Castelli e Truccolo, i rimbalzi di Ferrari e DiGiulio avevano ben indirizzata la gara verso casa.
Ma nel basket moderno non basta giocare bene tre quarti: nello sport in generale le gare vanno chiuse senza indugio. Udine nel quarto decisivo tira malissimo (e nei precedenti tre non si era espressa ai soliti livelli); sbaglia quattro liberi consecutivi con Castelli e Truccolo, mentre dall’altra parte Milani, nipote d’arte, li mette quasi tutti: ed è sconfitta, di un solo punticino dopo una reazione d’orgoglio condotta dal gaucho di Santa Fé che riporta in gioco Udine dal -5 che, a 56” dalla fine, pareva una sentenza.
E Castelli, dalla linea della carità, la poteva impattare a 2” dalla fine; peccato che sbagli il libero decisivo. A proposito: gli ineffabili direttori di gara non si avvedono che il fallo subìto da Ricky, a 7” dalla fine, è su tiro da tre punti (almeno dai sette metri): i liberi dovevano essere tre. Pessima chiamata: ma ciò nulla toglie alla legittimità della vittoria orobica, giunta al termine di una rincorsa fatta di sostanza e classe.
Ho l’impressione che Udine abbia toccato il proprio massimo ad Orzinuovi (che ha appena cacciato l’allenatore) per poi sentirsi appagata ed arrivata. Una serie infinita di infortuni, poi, ha fatto il resto. Sarebbe però ingiusto dire che, anche oggi, i bianchineri di Lino Lardo non abbiano dato tutto sul parquet. Ed una sconfitta non copre settimane e settimane di scintillante spettacolo.
Ora è tempo di respirare a fondo, rinserrare le fila e vincere le restanti gare, per arrivare in testa alla fine della regular season. La gara di stasera, giocata punto a punto, sia un viatico per i prossimi, durissimi play-off che mai come quest’anno risponderanno ad un regolamento cervellotico, teso a salvaguardare le squadre retrocedende della categoria superiore, minimizzando il turnover in A2. Udine è e resta la corazzata del girone: ma in partite come quella di stasera dev’essere in grado di entrare nell’arena, guardare il toro morente e infliggergli il colpo decisivo. Lo so: un paragone atroce, io stesso non sono certo un ammiratore delle corride, ma credo di aver bene reso l’idea. E mi perdoni il glorioso bovino.