Tante (troppe?) voci intorno alla squadra, giustificate certo da una modesta partita (vinta) a Cagliari e dal solito sport nazionale, il tiro al mister/coach.
La solita settimana di lavoro, duro, per aumentare l’intensità, la concentrazione, la consapevolezza.
E al sabato sera partenza diesel e Swann immarcabile, ma primo tempo vinto di sei. Ripresa senza storia, con buona pace di coach Bonacina che l’ha vista in bilico per 35’ (ma in questa analisi è solo, minimo svantaggio -9)
Vittoria che ha tratti chiari: quelli di Ciccio Pellegrino, sotto le plance, che sfrutta la propria superiorità su Fantoni (il bucaniere livornese ormai tira i liberi con le ginocchia rigide, chiari i segni delle mille battaglie) e un Hall a men che mezzo servizio. Sedici punti, 8 carambole in neanche 22’ di gioco. Chapeau.
Quelli di Trevis Simpson: sì, qualcuno mi ha già spedito messaggi per sottolineare i soli 5 punti segnati, frutto di un 2/7 al tiro. Io rispondo con quello che ho proposto anche a coach Demis in conferenza: nel primo tempo Swann ha fatto 21 punti segnando da tutte le posizioni; nella ripresa fa 1/3 da due, 1/5 da tre e quattro liberi, grazie alla difesa mostruosa di Trevis coadiuvato in tag team da capitàn Maurino. Fermato Ake, fermato l’attacco estense (trenta soli punti nella ripresa).
Quelli di un ritrovato Riki Cortese, che spedisce il nervosismo di Cagliari in soffitta, mette 23 pezzi e si fa sentire come da tempo non succedeva anche in difesa, sporcando linee di passaggio e rubando alcuni importanti palloni indirizzati agli esterni.
Quelli di Nikolic (notevole un’entrata dove segna cambiando mano in volo), di Powell che non è a posto ma smazza assist e segna comunque 15 punti, di una squadra che in difesa non lascia cadere una sola palla, si avventa per prima su ogni sfera vagante, svita 17 rimbalzi offensivi contro i 5 di Ferrara procurandosi infinite seconde occasioni.
Quelli di Demis Cavina: esperto, il coach, a farsi scivolare via critiche forse troppo esacerbate e concentrarsi sul lavoro, quello che alla fine paga ed è l’unica cosa che alla lunga paga.
i 18 punti di scarto ci stanno, e tutti: Ferrara è eroica, ma presentarsi a Udine con Swann, un terzo di Hall, qualche spicciolo di Panni e del frut Molinaro e otto pezzi da Liberati è troppo poco. Incomprensibile il nervosismo della panchina, che rischia il fallo tecnico in diverse occasioni; così come Mike Hall, che per un fallo piuttosto evidente protesta per almeno 90’’. A questo punto faccio fatica a comprendere la ratio dei due falli tecnici a Powell, che al Pirastu aveva santiato ben di meno. Intendiamoci, per me il fallo tecnico è istituzione seria e va usata con parsimonia e moderazione. Meglio i tre di stasera (con qualche svista) che le sciagure cagliaritane.
Poco male: Udine vince, e con merito, aggiudicandosi tutti e quattro i periodi disputati. Vince perché gioca meglio, tecnicamente ed agonisticamente, sancendo una spaccatura evidente che esiste fra le prime sei e tutte le altre. Vero: Jesi batte Udine, Bakery batte Effe ma sono episodi. Episodi.
Che Udine deve limitare. Domenica si va a Forlì per una gara-snodo del proprio campionato. Vincendola la GSA accorcerebbe le distanze dalle top-4, uscendone sconfitta potrebbe vedere complicato l’approdo alle finali di Coppa Italia. Gara tutta da giocare, quella contro Lawson, Melvin Johnson e soci; gara differente perché i biancorossi hanno un roster completo e più profondo di quello delle ultime avversarie dell’A.P.U.: ma ne parleremo settimana prossima, oggi è tempo di celebrare la quinta vittoria nelle ultime sei gare.
Vittoria di intensità, concentrazione, garra: vittoria à la Cavina. Non siamo del tutto d’accordo con lui quando ci dice che Udine ha sempre difeso così (spesso, ma sempre proprio no: pensiamo a Imola, Jesi, Cagliari…). Ma lo abbracciamo, perché la sofferenza dipinta sul suo volto a Cagliari ci ha fatto male. E oggi Ciccio e Riki hanno mostrato chiaro che il coach indica la strada, ma tocca ai giocatori percorrerla.