Non ho mai amato Marco Bellocchio. Sicuramente un grande regista, ma lontano dalle mie corde. Eppure il devastante film con Lou Castel e Paola Pitagora lo ritengo un caposaldo rivoluzionario nella mia pur scarsa comprensione cinefila. D’altra parte mi piacciono pellicole difformi: Terminator (il primo, il resto è fuffa), Querelle de Brest, Aguirre e Fitzcarraldo. Amici miei, ovviamente.
Insomma, nel giorno in cui il mio padre politico mi lancia una rosa dal pugno, che rimane chiuso verso di me come l’unica volta in cui lo incrociai quasi trent’anni fa in centro a Udine, scambiando il mio pari cenno ed accompagnandolo con quel ghigno che non mi tolgo dalla testa; bene, in un giorno sì piovoso e triste la Biancanera presenta il nuovo conducatore.
Coup de théatre, ladies and chesterfield (questa arriva solo a chi come me ha i piedi immersi nel trash anni ottanta): niente Pioli, niente Maran né Gasperini. Io in silenzio sgranavo il profanissimo rosario allenatorio anelando a Sinisa, confidando nella pozziana voglia di ricominciare: la quale invece si rivela eliescamente abusiva, ed ecco spuntare dal cilindro il nome, ufficiale, di Beppe Iachini.
Cinquantadue anni, marchigiano di Ascoli (Roma era ancora pascoli che loro già eran città. Dicono), un passato da mediano di rottura (di caviglie. Avversarie), una carriera luminosa da allenatore cadetto, un po’ meno quando si impegna in massima serie.
Comincio con un endorsement: con Zamparini ha avuto il coraggio di fare ciò che dignità avrebbe preteso da Colantuono: prender berrettino ed andarsene. Segno che stiamo parlando di una brava persona, con schiena diritta e onore.
Non lo giudico, non m’interessa. È un professionista, è stato contattato, gli danno bei soldi, può lavorare in una piazza tranquilla, dove i tifosi sono talmente accaniti che lo stanno già paragonando a Spalletti, Zaccheroni o meglio Allegri e Ranieri.
La mia corretta politica finisce qui, mi spiace per voi.
Io Iachini non lo avrei preso. Per una serie di ragioni.
I Pozzo da tre anni promettono rifondazioni, per poi allestire squadre via via meno competitive. Giuseppe Iachini si presenta dicendo che la società è eccellente, la rosa buona, forse ci saranno innesti ma vedranno perché anche no, insomma l’azienda avanti a tutto.
A chi sollecita pruriginosi paragoni, ribatto pronto. Un esperto di calcio sostiene sui siti sociali che l’allenatore meno gradito degli ultimi anni sia stato Allegri: si dimentica, l’esperto, che Max Allegri fu osteggiato dai tifosi della Juventus non per la qualità del suo operato precedente (miracoli a Sassuolo e Cagliari; scudetto al Milan; secondo scudetto sottratto a causa di una rete di Muntari non vista dagli appositi arbitri), ma per il suo passato rossonero e le dichiarazioni dopo “quella” gara a San Siro.
Un tifoso posta messaggi pubblicati su Ranieri all’atto della sua firma a Leicester, vaticinanti una breve permanenza: Er Fettina veniva sì dal fiasco greco, ma nel suo passato ha fior di stagioni a Cagliari, discrete avventure a Milano e Torino, e uno scudetto giallorosso sfumato per una rete all’ultima giornata.
Insomma Vi prego: tutto ciò non c’entra.
La maggior parte dei tifosi, poi, superato lo choc dell’inaudito nome, si erge a difesa della propria fede: non si rema contro, lasciamolo lavorare, chi non salta triestino è… Solite robe.
Io da anni non sono tifoso ma cantore, per cui posso permettermi liberamente di non ingurgitare la conferenza stampa ché lo considererei atto coprofagico; sono umile abbastanza da ammettere gli errori, gli sbagli, le scivolate come ho fatto anche solo due giorni fa, ma ripeto ciò che dissi e pensavo all’arrivo di Colantuono: non mi piace per nulla, niente indulgenza né amorazzi; ma pronto come una microonda a scaldarmi e scaldare per una rete modestamente realizzata nel corso del campionato.
Sapete che c’è?
Che non potete invocare il dogma dell’infallibilità pozziana, sbandierato fino a qualche stagione fa: sarà il Watford, sarà la sfortuna, sarà la nostalgia o l’estate che va via, ma da Stramaccioni in poi non se n’è imbroccata una, in panca o in campo. Anzi: certe scelte, come la passata o questa, sembrano fatte a bella posta per smontare l’entusiasmo appena ritrovato sugli spalti del Bunker.
Quasi non gliene fregasse nulla.
Beh, cari amici miei biacca e carbone non frega nulla nemmeno a me.
Si è scelta la strada aziendalistica, si è deciso di addossare la responsabilità dell’eventuale sutura che rinsaldi l’ambiente tutto al solo pubblico. Molta parte del quale, oggi, dice che l’abbonamento si fa a prescindere, sennò non si è tifosi.
Prendo atto.
Fate come volete, farò quel che mi sento. Vorrei dire altro, molto di più e lasciar andare il braccio, come un tennista che carichi tutta la sua forza per realizzare un passante; invece indosso la lisa giacchetta tweed e infilo i pugni in tasca, reprimo la frustrazione di un’alba piovosa e tutt’altro che serena. Beppe Iachini non mi fa sognare, sarà mica colpa mia? Basta che piaccia a Voi.