Diciamolo subito, a scanso di equivoci: l’eliminazione è sacrosanta. Perché si era iniziato con una vittoria, bella e decisa, sui britannici ma si è continuato prendendole dalla Costarica e, amarus in fundo, venendo puniti dalla schiena del terzino goleadòr Godìn, lesto a mettere in rete un corner, essendo molto mal marcato dal Bonimbauer juventino.
Prima di allora ottanta minuti di noia e poco calcio offerto da due formazioni spaurite e timorose, con Cavani in marcatura su Pirlo da una parte, e un Balotelli indisponente e fermato per pietà (verso di lui) dal mister dopo 45’ nel campo azzurro.
Inutile dire che l’ago della partita è stata l’espulsione assurda di Marchisio, “reo” di un fallo grave (?) sul pugilatore Arèvalo Rios e sancìto da un predicatore messicano messo in campo dalla Fifa, organizzazione fottutamente geopolitica e per nulla sportiva. Uno così, promosso dopo aver diretto partitone come Toluca-Pachuca, non poteva che commettere qualche nefandezza. Ai mondiali dovrebbero andarci i migliori arbitri, non uno per nazione tipo il soldatino giapponese, e questo peòn tricolor.
Ma sarebbe errato attribuire a questo episodio il destino della nostra Nazionale. Questo psicodramma ha radici più lontane e purtroppo dà ragione a chi considerava assurde le convocazioni di Prandelli: Criscito, Rossi, Destro e chi altri a casa, e gente come Cassano premiata per una carriera che non vedeva sinora un mondiale nel proprio portafoglio. Forse sarebbe stato utile continuare la tradizione che altri commissari tecnici avevano tramandato. Tipo Bearzòt che convoca i più forti e non quelli che i media volevano, tipo (lo ripeto) Roberto Pruzzo.
Balotelli? Quattro sole parole: non-ce-la-fa. Non è un leader, non regge la pressione, ogni tanto tira fuori dal cilindro la magata ed esulta come se gli avessero appena ucciso il cane a coltellate, è e resterà una delle tante incompiute del calcio italiano. Dovevano essere i suoi campionati, sono diventati per lui un incubo. Secondo me se oggi non fosse stato sostituito, l’arbitro avrebbe avuto una vittima più agevole per sancire l’inferiorità numerica italiana, tanto era nervoso. Dicono abbia lasciato lo spogliatoio prima del discorso finale di Prandelli: fosse vero, io che l’ho sempre difeso glielo posso dire: Balo, sei un poveretto. Pieno di soldi, forse anche di fi*a, ma un giorno smetterai di giocare e rimarrai un poveretto.
E gli uruguagi, giocatori rissosi e furbi, hanno marciato sulle nostre macerie calcistiche, ruminando il loro solito calcio inutile per 80’ fino a trovare il colpo del loro giocatore migliore, Kulovic, da cui gli azzurri non si sono più rialzati. Per altro a quel punto si giocava senza mezza punta, con un Cassano spaesato ed un ammirevole ma inefficace Parolo davanti.
Non vorrei nemmeno menzionare quel fenomeno del Pistola Suàrez, a cui si chiude spesso la vena safena e addenta gli avversari. Uno così va fermato: spesso sento parlare dell’ “esempio ai giovani”, ditemi quale input possa dare un individuo dai chiari segnali psicopatici come questo. E non mi si dica che è un grande bomber, anche Riva e Pelé lo erano ma non cercavano la giugulare dei difensori avversari… Amen.
L’amico Enrico Turloni urgeva un’analisi sul fallimento azzurro: ho rilanciato, rispondendogli che non ci può essere analisi per una totale assenza di prestazione, come quella rottura prolungata che risponde ai 180’ non disputati contro Costarica e Uruguay può essere definita. Ha ragione il dimissionario Prandelli: il progetto sportivo, quandomai ce ne fosse stato uno, è saltato per aria e deve ripartire.
Ed alcuni senatori io li terrei: ho appena sentito Buffon, uno così (che in questi istanti sarà sicuramente uno dei promotori del redde rationem nello spogliatoio, ove anche il divin Balo è stato richiamato) deve rimanere; come DeRossi, come Pirlo finché gli regge il cuore. Poi di giovani ce ne debbono essere, suvvia: non ultimo l’Aquila friulana, che andava premiata, anziché portarsi dietro uno come Perin. Per dare anche l’impressione (vedasi Joachim Löw) che non si teme il lancio di chi ha vent’anni o anche meno.
Prandelli ha delle colpe. Le maggiori però sono di una Federazione, assente, che gli ha concesso tutto, mai una parola (interna) di costruttiva critica. Abete ha preso il coraggio a due mani e si è fatto da parte. Non mi meraviglierebbe però se il Consiglio Federale le respingesse e lui, commosso, le ritirasse. Siamo pur sempre il Paese del sole, del mare e della brava gente.
Chiudo, Direttore, con la deriva complottista che mi vede protagonista. Ma che, in qualche modo, è corroborata da alcune telefonate con un collega che sta in Brasile in questo momento, seguendo la Nazionale (chissà se anche lui rientrerà…): prima dell’inizio della manifestazione mi disse “attento all’equilibrio geopolitico, il consiglio Fifa è in fase di rielezione e Blatter ha bisogno come il pane di alcune aree extra-europee, dato che il vecchio continente sosterrebbe la linea-Platini”. Io non gli detti peso, ma ora me ne sono fatto persuaso: a casa il blocco ex-Jugoslavo; a casa campioni e vice-campioni d’Europa, assieme agli albionici sinora mai eliminati ai gironi. Secondo me presto verrà il turno di Francia e Belgio. L’Africa ha fatto magra figura, raccogliendo caterve di reti e poca gloria (fatta eccezione per il Ghana). Sono Mondiali fatti apposta per premiare una squadra Americana, come deve essere e come sarà. A meno che Olanda o Germania non rompano le uova nel paniere del plenipotenziario Fifa. Dovesse accadere un avvenimento straordinario, tipo Brasile in finale (cosa ormai acclarata) contro un’europea e da questa sorpreso, allora in seno al massimo organismo calcistico potrebbero succedere cose simili a quelle che in questi minuti popolano lo spogliatoio azzurro…
Ma stiamo parlando di fantapolitica calcistica. Magari sono cose vere, ma non nascondono la verità: l’Italia ha spedito ad uno dei campionati del mondo più penosi che si siano visti, una delle formazioni più modeste della propria storia calcistica. Se ad una squadra manca gamba, si deve sopperire con la qualità. Di cui questa Italia è del tutto sprovvista.