E’ capitata quella cosa che succede quando a livello di rilevazioni ufficiali si scende sotto la soglia dei cosiddetti valori attesi. In poche parole è scattato ufficialmente l’allarme per quella che è la prestazionalità dell’Udinese del tempo corrente. Perché puoi andare abbastanza forte anche per un periodo prolungato, magari senza avere alcun picco elevato, ma quando scendi sotto quello che potrebbe definirsi come il cosiddetto livello di guardia la differenza si nota subito. L’ha notata sicuramente il pubblico, anche se non ci siamo curati di interpellarlo sulla fattispecie specifica. Ma siamo sicuri che il pubblico legato alle zebrette friulane sa essere un pubblico davvero discretamente qualificato, capace di rilevare ad occhio nudo quando le cose non vanno e di prendere le determinazioni conseguenti. E così come lo ha notato sicuramente il pubblico dello Stadio “Friuli / Dacia Arena” lo abbiamo notato con evidenza assai rilevante anche noi, che non possiamo di certo esimerci dal formulare le nostre rilevazioni legate alla circostanza. L’Udinese che era andata benino nei pareggi con le più o meno Grandi Milan e Lazio, nel primo scontro successivo con una squadra evidentemente di livello inferiore che comunque sia condivide con l’Udinese stessa la corsa all’obiettivo stagionale, quello di una salvezza “grassa”, ha ridimensionato nettamente la sua resa che è scesa davvero di molto sotto il livello di guardia fissato per una Udinese che altrimenti sulla carta dovrebbe essere molto più competitiva di quanto ha dimostrato nell’occasione. E invece no, così non è stato e ci siamo dovuti accontentare di vedere una Udinese che sin dal primo tempo ha lasciato il campo libero alle ricorse di un Bologna ben differente da lei. Un Bologna che quanto a motivazione proiettiva, ossia il livello di determinazione specifico che una squadra è in grado di poter convogliare sulla singola gara dotata di una sua importanza, eccelleva e brillava in misura nettamente diversa rispetto a quella messa sul campo nel concreto dall’Udinese. E’ un Bologna che non si fa pregare a differenza dell’Udinese, che non abbassa a guardare in faccia nessuno e che può permettersi di aumentare i giri sin dalle prime battute e di mantenerli alti fino a quando ogni forza si fa marginale. L’Udinese che si è trovato di fronte invece è stata una squadra incapace di mettere in campo tutta la cavalleria disponibile, dall’inizio alla fine della gara. Una squadra che non ha fatto altro che chinare il capo nel primo momento in cui si è trovata di fronte una squadra di cabotaggio non certo elevato in termini di tecnica, che peraltro è venuta ad Udine in quello che è stato il primo scontro tra due squadre che in comune hanno come detto un obiettivo. Un obiettivo non certo molto altisonante, tutt’altro, visto che non trattasi altro che di una discreta salvezza. E l’Udinese, proprio alla prima occasione che doveva raccogliere al volo facendo punti contro le concorrenti dirette ha invece chinato il capo in maniera molto ingenua al cospetto dell’avversario. Ha opposto quindi una reazione opposta a quella che avrebbe dovuto opporre, visto che contro un avversario che è concorrente diretto nella corsa all’obiettivo primario di stagione l’unica cosa da farsi è alzare il tiro, e metterci quindi senza riserva mentale alcuna una buona dose di coraggio aggiuntivo. Nella mente dell’Udinese invece si è verificato l’unico cataclisma ideologico che non doveva ragionevolmente verificarsi. Se si fosse trattato di un incontro di tennis anziché di una partita di calcio avremmo detto che l’Udinese aveva una sorta di braccetto, ed in effetti questo si è verificato nella gara casalinga contro i felsinei nel corso della quale l’Udinese si è lasciata prendere dalle peggiori remore, per quanto attiene alla sfera motivazionale. Una Udinese che si è fatta assalire da tanti di quei “fantasmi” si potrebbe dire, che hanno fatto si che l’Udinese sembrasse essere in preda ai peggiori timori reverenziali ed imbarazzi di sorta. Nella mente dell’Udinese è praticamente scattata la paura di affrontare un avversario che sapeva essere quello diretto, e ciò è capitato nel momento meno opportuno. E’ capitato proprio nel momento in cui si prospetta per l’Udinese una serie di altri tre o quattro scontri di questo medesimo tipo. E quindi, che fare ora ? Non ce alternativa al fare la cosa più ovvia, ossia capire esattamente dove si è sbagliato e correre ai ripari, tenendo comportamenti opposti. Bisogna ora tenere assolutamente una condotta di genere inversamente proporzionale a quella che si è tenuta nell’occasione. Bisogna azionare la leva del coraggio ed aggredire degli avversari che di questi tempi sono davvero alla propria portata. E dunque bisogna rifare un grosso uso della grinta dei tempi migliori per fiaccare le resistenze di avversari che sono grandemente alla portata dell’Udinese e che vanno colpiti attraverso l’implementazione repentina di un grande volume di gioco condito da una grande aggressività agonistica. Solo così l’Udinese potrà avere ragione di avversari che se messi sotto pressione possono davvero lasciare molto sul campo all’Udinese. E possono soprattutto essere una grande fonte di un ingrediente che risulta essere una linfa vitale per l’Udinese di questi tempi. L’Udinese non coglie infatti il bersaglio grosso, ossia la vittoria da qualcosa come sette-otto partite. Davvero troppo tempo è passato dall’ultima vittoria, quella che risale alla penultima gara del girone di andata e vedeva opposta all’Udinese l’Atalanta del friulano Reja. Da quel tempo il nulla in termini di vittorie, e quindi è il momento di rompere gli indugi e superare quello che è un vero e proprio blocco psicologico. L’Udinese deve rompere subito gli indugi, trovare la forza di far realmente impazzire gli avversari come accadeva nei tempi migliori. Bisogna determinarsi subito, bisogna farlo ora o mai più, perché l’Udinese ha in sé la forza morale e materiale per superare avversari come detto alla sua portata e per fare suo un succulento bottino. Su un plafone di altre tre o quattro partite restanti di un gruppo di 5 gare che la condurranno fino alla fine di marzo, l’Udinese ha disposizione concretamente quella dozzina di punti che la porterebbe a chiudere concretamente ogni discorso legato alla lotta salvezza. E quindi l’Udinese non deve assolutamente salire sul carro dei vincitori, disfandosi di avversari che sono alla sua portata e facendo suoi quei dodici punti che la renderebbero soddisfatta assieme ai suoi tifosi per l’andamento di una intera stagione agonistica. L’Udinese deve riappropriarsi solamente dell’arma segreta dei tempi migliori. Quel graffio che trasforma la sin troppo educata zebretta canonica in una vera e propria tigre da rincorsa. Bando alle ciance, dunque, Udinese. Tira fuori gli artigli e fai la predatrice autentica, in un lasso di tempo che è di soli tre mesi e che tutto sommato non presenta grandi criticità particolari. L’unica impresa da compiere potrà essere rappresentata dalla sfida a Milano contro l’Inter. Per il resto contro le grandi del campionato dovrai vedertela in casa tua, ma la sensazione reale è che ben presto, chiudendo al meglio questo mini-ciclo destinato a finire con marzo, l’Udinese potrà permettersi di pensare anche al dilettevole, visto che l’utile dato dalla salvezza sarà già stato ottenuto. Quello che veramente conta però, cara Udinese è cambiare marcia nelle gare che contano. E questo bisogna farlo ! Oggi, o mai più !
Articolo di
Valentino Deotti
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