I bianconeri chiudono come avevano iniziato, vincendo una gara tutt’altro che facile contro i nerazzurri orobici, presentatisi al Friuli in baldanzoso atteggiamento: subio frustrato dalle ripartenze udinesi, che non riuscivano peraltro a scalfire la munita difesa atalantina.
Come spesso accade, nelle gare bloccate serve un episodio e sugli sviluppi di un calcio dall’angolo il portiere orobico respinge come può un colpo di testa di Felipe; sulla ribattuta si avventa Théréau che anticipa il difensore e la mette dalla parte bianconera.
Sterile la risposta ospite, mai impegnato seriamente Karnezis; due minuti di recupero nei quali un vellutato cross di Fernandes viene incornato imperiosamente in rete da parte di Stipe Perica, ormai centravanti conclamato, il quale vede finalmente la porta come da uno del suo livello ci si attendeva.
La ripresa continua senza sussulti fino a quando Théréau ribadisce in rete il tiro a giro di Fernandes gestito mediamente bene da Sportiello; sarebbe la rete della staffa, se i signori in giallo non punissero un fuorigioco di Badu del tutto estraneo all’azione.
I cambi di Reja non influiscono sugli equilibri della gara, sino a quando un cross innocuo del volitivo ma impalpabile Papu Gomez viene dimenticato da Edenilson, dietro le spalle del quale sbuca D’Alessandro ad accorciare le distanze.
Cinque minuti di pressione atalantina, poi gara in cassaforte con non eccessivi patemi da parte udinese. Karnezis non la tocca quasi mai se non su tiri da fuori, che un tempo si chiamavano d’alleggerimento, dei nerazzurri lombardi.
Promossa la truppa di Colantuono: il mister di Anzio, a confronto col recente passato, doma e domina un ruminante Edi Reja e a tratti fa giocare ai propri giocatori, per quelle che sono le capacità dei singoli, una buona gara. Sbiaditi gli ospiti, raggiunti dai bianconeri e costretti a rinfoderare la grandeur della prima parte del campionato, quando li si deputava in grado di concorrere per un posto europeo. Eccellente il rientro di Zapata, volitivo e combattivo, segno di una forma riconquistata, e vicino alla segnatura con un bel tiro da fuori. Rivedibile Cervellera, che coi suoi collaboratori sbaglia due, tre decisioni fondamentali (rigore nel primo tempo, rete di Théréau, gestione dei cartellini a senso unico) ma per fortuna imbrocca quella decisiva: il tuffo in area di Gòmez in pieno recupero.
Adesso sotto col Carpi, alla ricerca di una virata a quota 27 assolutamente impensabile solo sei settimane fa.
Franco Canciani