Eccoci ancora qui, con in tasca il piacere di dare una chiave di lettura a quello che è il volgere delle vicende bianconere. Volgere situazionale davvero assai poco mutevole, e questo non possiamo fare a meno di rilevarlo e di porlo in evidenza. Eravamo qui a parlare di una squadra priva di una ragion d’essere tecnico-tattica e di obiettivi chiari in testa verso i quali guardare, e siamo ancora qui ad arrovellarci intorno a problemi che cambiano davvero solo di pochissimi toni, a ben vedere. La situazione in nuce è sempre quella più o meno, e questo è un nostro dovere metterlo in luce. Una squadra senza gioco è quella che ha preso l’assai grama miseria di un punto addirittura nella sfida casalinga contro il pur buon Genoa di mister Gasperini, e una squadra con poco gioco in più è quella che è riuscita a strappare un buon punticino all’Hellas Verona nella difficile gara in terra scaligera, al Bentegodi. E ora bisogna cominciare ad interrogarsi intorno a quella che è davvero la massa problematica principale afferente la squadra bianconera. Perché di questo si deve parlare. Di un vero è proprio zoccolo duro di problemi, anzi di un ammasso di problematiche, di un fronte di nubi nere peste che incombe nella zona dei Rizzi, se così possiamo commentare entrando nel campo… delle previsioni del tempo; ossia in un campo simbolico che ottimamente si addice a dare una interpretazione plausibile alla situazione. Ci dispiace davvero dirlo, ma la nube che si va addensando nella zona dello Stadio di Udine è davvero un conglomerato di questioni di natura immanentemente tecnica. Non riesce principalmente ad entrare in campo con la giusta cifra atletica e la più adatta carica nervosa idonea a porsi adeguatamente rispetto alle varie partite che le si pongono innanzi la squadra bianconera, che per giunta non esprime alla fin fine un gioco di sufficiente qualità, cammin facendo. Ce lo ha detto la partita contro il Genoa, nella quale la squadra bianconera ha prestato sin da subito, sin dalle prime battute, il fianco alle iniziative di un Verona che non poteva aspettarsi di meglio che trovarsi di fronte ad una squadra che per i primi venti minuti non le si è frapposta adeguatamente contro, non lanciando il guanto di sfida per l’appunto sino a quando il cronometro segnava il minuto 21 della prima frazione di gioco. Poi è arrivato il primo calcio d’angolo della partita in seguito al fatto che l’Udinese era davvero stufa pesta di brancolare nel proprio guscio e di fare da frangiflutti alle iniziative degli avversari, effettivamente più in gamba di lei sino a quel momento. Poi nell’economia della partita dell’Udinese ha giovato molto il crollo sul piano agonistico del Verona, che ha significativamente perso le misure del campo ed il bandolo della matassa relativo all’intera partita che fino a quel momento aveva detenuto egregiamente. E questa situazione di crollo avversario ha fatto propriamente la fortuna dell’Udinese, che per una volta ha potuto incominciare a vivere di rendita facendolo per un altro terzo e mezzo di gara, praticamente fino al quindicesimo del secondo tempo, se non teniamo conto del passaggio a vuoto bianconero relativo al gol su rigore segnato da Pazzini che ha inevitabilmente segnato la partita a favore del Verona che alla fin fine si è appropriato dell’intera posta in gioco. Dobbiamo comunque rendere atto per forza del fatto che dopo il gol del Verona, segnato quasi alla fine del primo tempo si è registrata una vivida reazione dell’Udinese che ha praticamente dichiarato innanzi al Verona, quasi fosse una dichiarazione di guerra, “da questo punto in poi vi daremo battaglia come sappiamo fare noi”. Ed in parte, solo in parte intendiamoci, così ha fatto. Dopo un primo tempo nel quale si ben espressa, anche nella seconda frazione di gioco l’Udinese ha fatto vedere buone cose, al cospetto di un Verona che di solito sul proprio campo non lascia aperte molte finestre a beneficio degli svolazzi avversari. E invece l’Udinese è riuscita comunque sia a dare bella mostra di sé. L’Udinese invece, e ora giungiamo al punto cruciale della discussione, patisce un altro problema. Caratterizzazione fondamentale corrente è quella che la squadra bianconera non riesce ad entrare sin da subito a pieno regime nelle sue partite. Non da quindi il meglio di sé come potrebbe per l’interezza delle proprie gare ed è davvero questo il problema principale che costituisce un mastodontico ostacolo nel cammino dell’altrimenti promettente squadra bianconera. Squadra che non riesce a carburare subito, e questo sino ad oggi è stato un poco il difetto di tutte le squadre allenate da Mister Colantuono, che però di solito è risultato essere un grande motivatore delle proprie squadre che riuscivano puntualmente a risalire la china. E’ questo sino ad ora è successo alla squadra bianconera che sino ad oggi è riuscita in diverse occasioni a raddrizzare le proprie sorti. Fatto sta che, e ora giungiamo al punto preminente della discussione, si vorrebbe poter disporre di una Udinese che non necessariamente deve andare sotto con il risultato per poi iniziare a giocare. Ci vuole una Udinese che dia il massimo per l’interezza della partita, per tutti i novanta minuti, ed ora ci si deve porre propriamente l’obiettivo di raggiungere quella continuità. Né di più né di meno che quella continuità. Perché altrimenti… c’è ben poco da fare, non ci approprieremo mai di quella che poteva essere una squadra di leoni che avrebbe dovuto sorprendere subito per il suo carisma. Se una squadra è adeguatamente motivata rende per tutta la partita o comunque da il suo massimo possibile, e a questo punto non si capisce dove stiano i benefici tangibili della tanto ipotizzata “cura Colantuono”. Noi stessi, che ora dobbiamo nostro malgrado usare il passato dicendo che Colantuono poteva essere l’uomo in grado di far volare l’Udinese, non riusciamo ad intravedere gli effetti nuovi, di efficace innovazione, che avrebbe dovuto introdurre il passaggio al nuovo tecnico. Quindi a questo punto, allorquando si è visto che il gioco di cullarsi il nuovo tecnico forse non vale molto la candela visto che i frutti raccolti sono assai esigui, forse è proprio l’ora di iniziare a cullare l’idea di iniziare ad introdurre sin da subito un cambiamento in seno allo staff tecnico. Perché l’Udinese ha una urgenza assoluta e lampante ora. Quella di incrementare sin da subito la propria resa, introducendo un condottiero che realmente la faccia rendere con il giusto buzzo, con la giusta determinazione, nell’arco di ogni partita. Visto se non altro il fatto che ogni partita è un tassello fondamentale del mosaico che alla fine andrà a comporre, a determinare in maniera decisiva e irreversibile, la classificazione dell’Udinese all’interno del ranking della Serie A. Dove hai intenzione di stare lo devi dire adesso, cara Udinese. E’ giunto il momento di rompere gli indugi, ad ogni costo, perché si sta tentennando da un tempo davvero esorbitante. Oramai ogni limite ragionevole è oltrepassato, devi incominciare a rendere e basta, cara Udinese. Non c’è più tempo da perdere. Ora viene la parte peggiore del calendario, e detto francamente, le partite facili vengono solo in coda. D’ora in poi è obbligatorio quindi svoltare, sfoderando attributi che sinora si sono visti ben poco.
Articolo di
Valentino Deotti
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