Mi piace pensarla così, dopo che stasera la A.P.U. ha schiantato Bergamo nella decisiva gara-5 della finale di girone.
Facile? Tutt’altro. Per due quarti Bergamo tiene botta, specie nella prima frazione quando indovinano sei tiri pesanti (come Udine) e chiudono avanti di due. Nel secondo periodo gli orobici producono uno strappo che li porta avanti di sette punti, ma per i gialloneri dell’esagitatissimo Ciocca è (ragionando a posteriori) il canto del cigno nella serie: tengono botta, più o meno, fino a metà gara (avanti Udine di due punti), ma da lì in poi segnano pochissimo (23 punti nella ripresa, di cui nove a gara finita), difendono male e due tripel portano Udine a +10: la gara finisce lì. Bergamo si disunisce, perde duecento palloni e quando Ghersetti, Scanzi e soprattutto Panni mostrano la riserva nel proprio serbatoio di energie, orgoglio ed autostima, automatica sembra il devastante shrapnel del Paranaense della Santa Fede, al secolo Toni Porta, che conduce i suoi a 24 punti di vantaggio.
La GSA si impietosisce e tre tiri pesanti dei bergamaschi addolciscono il divario fino ai 16 punti di distacco quando, a un minuto dalla fine, iniziano gli abbracci. È l’apoteòsi biancanera, con un pubblico come sempre dilagante e fantastico che può abbracciare i propri beniamini. Si va a Montecatini, con nemmeno il tempo per fare le valigie e pochissimi giri di lancette a caricare di nuovo le pile.
Degli arbitri nemmeno parlo: cannano un fischio solare su contropiede di Bergamo, e da lì entrano in una confusione totale salvata dal dominio bianconero. Con le menti obnubilate dalla scarsezza tecnica, pari forse a quella di due fischietti improvvisati d’una garetta sul playground del paese, non so cosa sarebbe stato un finale in volata per i due turisti della pallalcesto fischiata, se non un dramma…
Questa vittoria nasce da lontano: perché pochi ricordano che Udine, in stagione, ha giocato quaranta partite, vincendone 26 su trenta in regular season e otto su dieci in playoff: se non è dominio questo…
Questa vittoria nasce da lontano: da domenica scorsa, quando con la faccia dura del friulano emigrante sono andati a Bergamo e si sono ripresi l’inerzia, contro una Co.Mark molto incensata ma immensamente inferiore a Udine.
Questa vittoria ha molti volti: quelli stravolti di Pedone e Micalich, quella furba e sfacciata di Ricky Truccolo; quella gaucha di Tonino, che stasera ha strabattuto l’esaltatissimo Ghersetti; e poi Castelli e la sua solidità difensiva, microwave Pinton, Vito Nobile ignorante in regìa e il pacchetto di lunghi che ha “macinato” l’argentino, Joe Quattropance Pullazi e l’hippie Chiarello: il capitano, Manuel Vanuzzo, ha torreggiato con scippi, rimbalzi offensivi ed una tripel che ha piantato il paletto di frassino nel cuore avversario.
Ora Montecatini, dove ci aspetta Forlì: squadra esperta comandata da Rodolfo Rombaldoni, ultraquarantenne bucaniere marchigiano, e che ha le bocche da fuoco più pericolose nell’argentino Sebastiàn Vico e nell’ex Venezia e Ferrara Michele Ferri, esperto play con tanti punti nelle mani da grande esponente della scuola pesarese. Gara equilibratissima, fra due formazioni decisamente speculari in tattica, livello tecnico, esperienza. Certa è una cosa: il girone B è stato decisamente il più impegnativo fra i quattro della serie B. cosa significa? Nulla. Ma scivolare sul più bello sarebbe un vero, autentico peccato. Certa è anche un’altra cosa: perdendo contro Montecatini ci sarebbe sempre la finalina fra le sconfitte, in cui eventualmente i bianchineri incontrerebbero la perdente fra Roma e Montegranaro. Volete mettere però vincere la trentacinquesima su quarantuno…