Dopo Napoli l’Udinese può anche piacere, ma il punto è che siamo veramente troppo tardi sulla tabella di marcia. Una Udinese discreta si è presentata davanti agli occhi degli analizzatori allorquando ormai è maturata la decima, e si dice decima, sconfitta consecutiva. Così male non si faceva dalla parte finale degli anni 60’, e se la matematica non è una opinione questa situazione farà sicuramente ancora delle “vittime” sul campo. La legge dei grandi numeri è tiranna ed impositiva, così male non si è praticamente mai fatto, specialmente nell’era Pozzo, ed è logico che mai come quest’anno saranno depennati degli uomini, in seno allo staff targato Udinese. E’ ovvio che il primo a saltare sarà mister Oddo, e questo è inevitabile perché un tecnico con un difetto di punti così ingente di sicuro non la può passare liscia. In qualsiasi realtà calcistica, e non solo limitatamente al caso Udine, ovviamente. Bisogna passare ad un tecnico che sappia portare la mentalità vincente e soprattutto consolidarla, perché è inutile fare cinque vittorie consecutive e basta e poi dissolversi nel nulla. Come bolle di sapone. Qui ci vuole qualcuno che sappia aprire un ciclo senza nuvole che lo sovrastano, e peraltro l’uomo giusto dev’essere un preparatore non così giovane e acerbo com’è Oddo. A questo punto un nome per l’avvicendamento più logico balza alla mente subito. Un allenatore già stagionato per un certo quid e che di ambienti giovani se ne intende è proprio quell’Andrea Stramaccioni che a Udine è già stato e che ad ora è libero e disponibile. L’uomo giusto per rilanciare Udine dal punto di vista sportivo ed agonistico. E soprattutto un uomo che parla il verbo della concretezza, l’unico che suona bene da queste parti ora come ora. Poi bisognerà attuare un’altra restaurazione. Un bel repulisti a livello dirigenziale, e soprattutto di staff, perché se la squadra è in queste condizioni vuol dire che non si è lavorato bene. E la condizione precaria della squadra ha parlato chiaro in questo senso. E poi sussiste un problema dirigenziale legato all’amministrazione societaria, perché c’è bisogno di ridare una rinvigorita alle motivazioni di un ambiente oramai stantio a livello motivazionale. Bisogna portare a Udine gente dalle soluzioni fresche che non sia frustrata dal logorio delle situazioni peggiori. L’aria deve cambiare a Udine, in poche parole, e per cambiarla bisogna cambiare le persone che in un ambiente così oramai ci stanno a malincuore, o quantomeno abbastanza strette. Poi, forse, le cose torneranno a funzionare e non avrà a ripetersi una stagione così disastrosa, che – c’è poco altro da addurre a surroga situazionale – segna la fine di un ciclo che non può essere ulteriormente allagato dal permanere di una simile congiuntura ambientale. A Udine, lo ribadiamo, intorno alla squadra c’è un’aria pesante che in qualche modo va risanata. Questo dicono i fatti, che vanno guardati in faccia onde evitare che le circostanze prendano il sopravvento in maniera irreversibile.
Articolo di
Valentino Deotti
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