Quantomeno possiamo essere forti di un motivo che è fortemente di consolazione. L’Udinese ha incassato una tale sferzata dal punto di vista motivazionale dal suo allenatore che in campo non ci va più in maniera passiva, ma evidentemente ha sempre fisso nella sua mente quello che è l’obiettivo da perseguire, ovvero quello che si deve fare per ottenere la salvezza. Questo perché abbiamo proprio notato che è aumentata la mole di gioco prettamente finalizzato prodotto dall’Udinese, mentre è diminuita drasticamente quella parte di gioco prodotta… al semplice fine di non connotare passività. L’Udinese ora non gioca tanto per giocare, ci mette impegno in ogni sua mossa, in ogni sua azione di gioco. Perché ha capito, forse in seguito a degli autentici tentativi di persuasione verbale anche piuttosto vibrati, che il tempo stringe e che bisogna bruciare le tappe. Siamo convinti che la grinta di Tudor riuscirà a condurre l’Udinese alla salvezza. Ma ovviamente sappiamo anche che con ogni probabilità non potrà essere la partita contro l’Inter a consegnare la matematica certezza di restare in A ai bianconeri friulani. Probabilmente la permanenza in Serie A potrà essere festeggiata a Verona, al cospetto di una squadra scaligera che questo fine settimana potrebbe, purtroppo per i veneti, scendere in serie cadetta. E solo dopo che avrà acquisito la certezza di restare in A l’Udinese potrà essere supportata in maniera diversa, positiva a differenza di quanto può avvenire ora. Ora che c’è assolutamente da mettere le cose a posto dopo avere perso una infinità di tempo alla bell’è meglio. Solo dopo si potrà pensare a costruire un ambiente dal punto di vista sociale del tutto nuovo, motivato diversamente e frizzante a Udine. Ma prima pensiamo a portare a casa una esenzione da retrocessioni, altrimenti rischiamo di veder finire amaramente una gestione Pozzo che in questa fase potrebbe imboccare addirittura la via del tramonto, specialmente nel caso in cui si colga il massimo rischio possibile, ossia la retrocessione in seconda serie.