Era tanto difficile giocare una gara del genere? Dovevate proprio esser messi alle strette per esprimerVi?
Evidentemente sì.
E la vittoria non fa una piega: Hellas asfaltato, ben oltre il risultato. I veronesi recriminano per il fuorigioco sul goal di Badu, non eclatante ma reale. Lo sportivone Luca Toni afferma esser questa l’unica differenza fra bianchineri e gialloblu; Delneri parla di ripetute sviste “ma degli arbitri non parlo, e neanche della gara di oggi”, appunto viziata da questo episodio. Resta da capire l’opinione degli scaligero-decoubertiniani sul rigore solare non fischiato in occasione della spinta in area su Badu. Ovvio: l’Italia è un Paese meraviglioso dove ogni occasione è buona per mascherare le proprie mancanze. Ed a proposito del trentottenne centravanti emiliano non parteciperò al suo processo di beatificazione: oggi il culturista direttore di gara, di cui ignoro il nome, lo ha protetto come un panda, assecondandone cadute a ripetizione ed urla; cosa che capita ogni maledetta domenica. Venendo dal basket, non comprendo come un omone di quasi due metri e cento chili di peso possa crollare vinto dalla forza di una spinta del suo portachiavi Badu, tenendosi la nuca come trafitta da una possente mazzata. Mi conoscerete, il mio calcio è corso in punta di bulloni, non mai sospinto a calci e pugni. Toni, alzati e cammina.
Mi ha deluso il Verona, ancor più Delneri: uno che giudico bravo a crescere un progetto, che aveva fatto benissimo subentrando a Mandorlini (ma tutto sommato facilitato da una situazione disperata), oggi non ci ha capito nulla. Ha proposto una formazione decisamente incomprensibile, lasciando fuori ad esempio per un tempo intiero Ròmulo, che da quella parte avrebbe fatto a fette un Alì Adnan sufficiente ma niente di più e guardingo anziché no; entra nella ripresa, ma dopo dieci minuti Théréau raddoppia e la gara è chiusa. Toglie, il diéz nato in riva alla Natissa, Pazzini réo di aver sbagliato la rete del pari, qualche minuto prima, per inserire Ante Rebic che non la vedrà mai.
Eppure anche oggi, pur sul doppio vantaggio, l’Anziate (che iniziava la gara con uno schieramento condivisibile: io avrei messo Armero al posto di Adnan, evidentemente temeva la fase difensiva di bip-bip) cavava Totò e Bruno Fernandes per inserire due interditori di fascia. Ovvio messaggio: pullman in area. E così sia, col Verona che negli ultimi dieci minuti si riversa in attacco per cercare (invano) di riaprirla. Evidentemente Colantuono puntava sui contropiede innescati da Badu e Guilherme, a vantaggio di Duvàn Zapata: ma anche oggi il Panteròn appare spento, fermo, avulso dalla piovosa gara. Gli andrà meglio. Forse. Anche se la sensazione è che stia pensando di cambiare aria il prossimo anno.
Barlumi di calcio: dopo mesi e mesi di nulla, è stato come succhiare una balsamica caramella all’essenza di pino, quelle della mia infanzia che ti sia appiccicavano ai denti, dopo settimane di scarsissime caramelle da hard discount (non si offendano i gestori di queste nobili catene di moderna distribuzione). Ho visto Totò finalmente rifinitore, fornire sette palle gol (e oggi almeno due le trasformano); ho visto una difesa attenta, di fronte a due vecchi bucanieri dalla rete facile; ho visto Forrest Badu affettare le schiere avversarie come ai tempi migliori, stante il fatto che disciplinarne le pulsioni d’attacco è missione impossibile. Soprattutto ho visto l’Udinese-squadra, dove (tranne rarissime eccezioni) tutti lavorano d’équipe, senza risparmiarsi, permettendo a Karnezis un pomeriggio tutto sommato sotto controllo.
Non ci voleva molto: semplicemente chiedersi se fosse normale farsi metter sotto da squadre mediocri come Carpi o Genoa. O perdere gare come quella contro il Bologna.
Capisco: molti diranno che fra la partita persa contro la squadra petroniana due settimane fa e quella vinta oggi l’unica differenza sono le reti realizzate: non è così. Allora non ho mai avuto l’impressione che l’Udinese potesse far sua la gara, oggi dal primo all’ottantesimo minuto (prima dell’abbassamento della linea difensiva a sovrapporla a quella dell’area grande) la sensazione era che i bianchineri avessero le mani sulla cloche della partita.
Vincere a Frosinone: ecco la missione possibile dei bianchineri, ora. I laziali hanno perso a Genova, oggi, una gara importante quanto la sconfitta dell’Hellas; il Carpi se la cava con un rigore inesistente e prende un punto, inutile, contro l’Atalanta in casa. A trentatré punti si è praticamente salvi, dieci lunghezze sulla terz’ultima a dieci gare dalla fine sono una sentenza. Dopodiché si programmi finalmente il futuro, schierando in campo qualche giocatore d’età verde e futuro roseo. Ad iniziare dal croato appena acquisito, di cui si dice un gran bene e per il quale spero non valga il (cog)nomen omen. Vedrete che si racimoleranno comunque altri punti, e a fine anno la classifica se non altro sarà non peggiore dell’anno passato.
Ultimissimo accenno, quello alla tifoseria. Di fronte a duemila veronesi (ma trent’anni fa erano novemila…) i supporter bianchineri non si sono risparmiati ugole e cuore, sostenendo la squadra per novantaquattro minuti: onore a Voi.