Attendo molto prima di pubblicare, anche perché sono combattuto fra il compiacimento per il carattere mostrato, e il disappunto per la totale mancanza di un gioco organico.
È andata bene, poche storie: quando Danìlo ha deciso di confermare quanto supposto due settimane fa, e cioè che durante questo Carnevale il capitano bianconero vuole mandare il cervello in vacanza al Sambòdromo de Rìo, pochi avrebbero scommesso su un risultato anche solo parzialmente positivo al termine dei 90 minuti. In più, Théréau da monsieur con la baguette sotto l’ascella si era appena trasformato in un hooligan, prima contro l’arbitro e poi contro Imma Badu, il quale mèmore dei propri precedenti con Rocchi cercava di calmare il compagno. Tutto rientrato, in questo caso, con un minimo danno.
Di fronte però c’era la falange lotitiana, nettamente superiore sul piano tecnico (non tattico) ma preda del proprio psicodramma che va avanti da almeno un lustro. In undici contro dieci non tirano mai in porta, passando l’intero secondo tempo a girarsi la palla cercando l’imbucata per Matri. Piccolo inciso: contro l’Udinese il centravanti milanese segna con continuità; oggi gli hanno annullato due reti (obiettivamente irregolari), ma a prescindere da questo per tutta la sua inutile presenza in campo ha protestato, inveito, ironizzato, santiato e rotto i cabasisi all’arbitro, il pessimo Adolfo Celi da Sarawak, fino a farsi cacciar fuori per un fallo a favore (che c’era) non dato a centrocampo.
Lo zero a zero è sacrosanto. Due “squadre” che oggi hanno mostrato non-calcio; un’Udinese generosa con finalmente un principio di grinta; un’avversaria quasi inesistente, in cui il solo ex-Candreva ha cercato disperatamente di giocare la palla con qualità.
Eppure la gara all’inizio prometteva bene; la Biancanera ha cominciato con impegno, cercando insistentemente la giocata (trovandola mai) e rischiando nulla. Negli ultimi venti minuti della prima frazione, però, già prima della nefandezza del Larangeiro la Lazio aumentava i giri, per quanto oggi nelle sue possibilità. Poco fortunata la seconda squadra di Roma: perde il neoarrivato Bisevac dopo due secondi; perde Đorđević nell’episodio dell’espulsione del capitano udinese; mette Matri e questo non trova mai la palla; inserisce il sessantaseienne Klose (pensavo avesse smesso dopo Rio 2014) che ormai dovrebbe pensare di raggiungere i senatori britanni nella MLS americana. Mercoledì ospitano il Napoli, che oggi ha punito cinque volte la buona e munita difesa dell’Empoli, la quale invece sarà destinazione per i bianchineri. Se veramente stanno percorrendo la via verso l’Europa, come l’ha definita Pioli (ma solo lui), dovranno mostrare ben di più del nulla esibito oggi pomeriggio alla Sandero Arena. Con Felipe Anderson inchiodato fra le riserve: mi spieghi bèn questo invece di indossare ventose per arrampicarsi sugli specchi.
A proposito di Pioli: lo sento parlare, ed è il solito piagnisteo lamentoso pieno di scuse e recriminazioni; la gara la meritavano loro, hanno messo cinquanta palle in area (ma in porta zero), Colantuono l’ha messa sul fisico, alla fine la rissa l’ha causata un dirigente friulano (il placido Luigi Infurna? Ma dai!)… Insomma uguale a sé stesso. Uno che con la faccetta pulita del parmigiano medio cerca di convincere il mondo che da quando allena non avrebbe meritato che vittorie. I risultati sono lì, di fronte a tutti. Anche ai tifosi della Lazio che invece di questo signore, buono per dirigere formazioni da SideB, dovrebbero veder seduto in panca un top-allenatore.
Affari loro.
Penso all’Udinese.
Alla difesa che ad Empoli si presenterà senza Wague e Danìlo; Sarà Felipe con Heurtaux a dover dare sostanza, magari prematuro l’ingresso di Coppolaro il quale, prima o poi, sarà di certo utile alla causa.
Al centrocampo, dove oggi il mio pupillo Guilherme ha sbagliato centouno passaggi su cento, dato poca profondità, serenità e ampiezza alla squadra, ma resta uno dei miei preferiti perché sono una testa di calcio; dove Edenìlson ha commesso lo stesso identico errore costato la rete dell’Atalanta, stavolta dal suo lato di pertinenza, che Konko ha messo inopinatamente fuori; dove Kuzmanovic si è visto solo all’uscita dal campo (e sulla rete annullata, giustamente, per fuorigioco di Edenìlson) in attesa di Emil Hallfreðsson. Piccolo inciso: amo l’Islanda, ricordo con affetto il viaggio di lavoro con l’amico e collega GianLuca Rossi, inseguendo il mitico vulcano Eyjafjallajökull. Ancora oggi seguo con trepidazione le sorti del Selfoss FC, il cui portiere di riserva ci credette talent scout in cerca di nuovi virgulti nordici. Benvenuto al pennellone scarsicrinito.
In attacco non credo ci siano problemi, cambia nulla: esce Aguirre, entra Matos. Gli effettivi devono imparare ad essere più incisivi, sfruttando occasioni come quella di Théréau, oggi, nella ripresa, frustrata da un tocco di troppo.
Un plauso alla gente biancanera: oggi hanno impressionato anche i telecronisti di ESPN Brasil, con la protesta civile prima della gara e un tifo incessante, ormai asseverato dalla differenza di prestazione fra chi assiste e chi gioca. Ha ragione chi dice che l’Udinese-che-fu non esiste più e bisogna fare i conti con questa roba qui: sì. Ma attorno a loro, sui multicolori spalti della romena arena, lo spirito la qualita le ugole dei friulani sono le medesime di quando Ulivieri, Zico, Bierhoff, Sànchez non ne sbagliavano una.
Alla fine un punto guadagnato; alla fine sono sempre troppo cattivo con Colantuono se penso che il grande Montella a Genova ne ha perse sette su dieci; che a Milano-nerazzurra l’imbattibile Mancini, all’ennesimo calciomercato di cambiamenti, prende tre palline dal Milanino e si lamenta del mondo intiero. Ma sono fatto così, quel che ho in cuore ho sulla punta della penna. E se debbo dire che mi aspetto di più, e che Danìlo deve pagare pecuniariamente per la sua ennesima nefandezza, lo faccio. Chiudo con un pensiero proprio sul Larangeiro: è un bravissimo ragazzo, un giocatore valido anche se non chiaramente un campione. Due anni fa lo accostarono alla Juventus e lui andò in confusione. Qualche mese fa qualche quotidiano online locale sbandierava una prossima convocazione in Nazionale e lui va in confusione: lasciamolo tranquillo, evidentemente non riesce a reggere le pressioni derivanti da quel che gira attorno a lui. A questo punto, ringraziamo il cielo che abbiano deciso di dare un impiego al disoccupato Felìpe, vera unica garanzia di una difesa tutt’altro che memorabile.
Lasciamo Tampa, passiamo per la Carolina del Nord di Charlotte e poi tappa finale nella città del vento, a Chicago. Da dove, streaming permettendo, cercherò di guardarmi una gara decisiva, ad Empoli. Nella speranza che la nuova Udinese possa dare solidità alla propria situazione, ed un gioco, qualsiasi esso sia, a chi ne vorrebbe cantare le gesta senza averne le possibilità.