È sicuramente azzardato emettere giudizi affrettati quando il calendario dice che non siamo nemmeno a ferragosto, ma è altrettanto vero che a soli sette giorni dall’inizio del campionato, l’esordio “vero” degli uomini di Mr Velazquez mi ha lasciato più di qualche perplessità. Adesso ognuno darà un “valore” ed un “senso” al mancato passaggio del turno di Coppa Italia, che il Benevento con merito ha ottenuto nell’extra-time, ma è incontrovertibile che la gara di ieri sera al Friuli Dacia Arena ci ha riportato, speriamo solo momentaneamente, alla cruda realtà del calcio che “vale”, cioè quello che comincia a fare i conti con gli obiettivi e che purtroppo ci ha visto fallire già il primo. Dispiace perché questo stop raffredda anche l’entusiasmo che quest’estate aveva sensibilmente riavvicinato la società e la squadra ai propri meravigliosi tifosi; testimonianza ulteriore e’ la campagna abbonamenti andata a gonfie vele e sicuramente oltre le più rosee aspettative della proprietà. C’è molto da lavorare, concetto ripetuto anche a fine match dal direttore dell’area tecnica Prade’, ma ad oggi sono molte di più le incognite che le certezze e domenica prossima sarà già campionato ed anche quello non perdona.
I friulani si sono presentati con il modulo 4-2-3-1 che ha contraddistinto quasi tutta la preparazione e già al 6′ si portavano in vantaggio con un bel destro al volo di Machis che faceva prevedere un probabile “comodo” successo dei padroni di casa. Così non è stato perché in poco tempo un organizzato e volenteroso Benevento iniziava a tessere la propria tela, dando la netta sensazione di essere più squadra e solo due pali non permettevano loro di ribaltare le sorti dell’incontro già nella prima frazione. Pareggio poi meritatamente ottenuto a metà del secondo tempo da Viola, lesto ad infilare il nostro estremo difensore approfittando proprio di un rinvio del loro portiere Puggioni. La rete della vittoria per i campani giungeva all’ultimo minuto del primo tempo supplementare con Tello che si inseriva nel cuore della nostra area e superava Nicolas approfittando dell’ennesimo pallone filtrante concesso da una difesa troppo ballerina e ben poco protetta. Complessivamente si è visto ben poco, anche e soprattutto facendo un confronto dopo le confortanti amichevoli austriache ed ad un certo punto ho assistito ad un “Mandragora contro tutti” che da solo appunto non poteva arginare il predominio degli ospiti. Quindi in buona sostanza, difesa insicura, centrocampo sempre in costante inferiorità numerica, trequartisti poco ficcanti ed infine il neo-capitano Lasagna troppo isolato e soffocato dalla morsa dei centrali difensivi avversari. Prade’ ha proprio ragione; c’è ancora tanto da lavorare…