In fondo l’Udinese è quella roba lì, che il mister Anziate sta cercando di dipingere a propria immagine e simiglianza: difesa attenta, poche concessioni allo spettacolo, contropiedi veloci sperando di imbroccarne uno. Insomma, un catenaccio senza gloria né qualità.
Di fronte un Empoli del quale non deve tradire il nome poco evocativo: si è impoverito cedendo Grossi e soprattutto Barba, ma persegue lo scopo attraverso il palleggio. Un campo infame ed un clima tremendo hanno penalizzato più loro dei nostri, checché ne dica Colantuono. Detto ciò, Giampaolo sarà anche bravissimo ma le gare non le sa leggere, e questo ne ha penalizzato sinora una carriera tutt’altro che brillante, con alcune fughe a nascondersi dai presidenti cattivi come il temibile Cellino. Non ha capito, il buon ex-centrattacco dell’Ascoli, come reagire quando l’Udinese del primo tempo, con gamba e intelligenza, veniva a prendere altissimi i suoi play-maker togliendo spazio e ossigeno ad un Saponara in affanno. Finché han retto i polmoni bianchineri, in area loro si sono visti una sola volta (bel recupero di Bruno) ed hanno tirato una punizione da trenta metri che Orestiade ha parato con un tuffo ad esclusivo beneficio dei fotografi, ché quella palla la parava anche un ottuagenario.
Ovvia conseguenza l’uno-due-tre Bruno, Matos, Zapàta per il più bello e facile dei gol. Dopo la gara lo sportivissimo mister locale ai microfoni di Udinese.tv accusa l’arbitro per un fallo di Duvàn sul proprio marcatore. Dimentico, il Decoubertin di Bellinzona, che un difensore che crolli per un sospiro dell’attaccante va preso a calci nel deretàno fino a Pisa.
Nella ripresa non sono saliti di tono i domestici, ma è scomparsa l’Udinese. Matos e Hallfredsson, fino a quel momento tra i migliori assieme a Bruno Fernandes (alla migliore gara dell’anno), accusano la fatica e i bianchineri iniziano a difendere bassissimi. Il rigore di Alì Adnan (anche se qualcuno ha provato ad accusare Piris del misfatto, schiava evidentemente della bellezza levantina dell’iracheno) è solo la più nefanda delle azioni del mediorientale, oggi in edizione-insipienza-calcistica: bravo Oreste a respingere il tiro di Saponara. La rete di Pucciarelli, va detto, viene per un bellissimo duetto con BigMac, favorito da una difesa per la prima volta perforata a sangue.
Alla fine va anche bene così.
Poco da aggiungere: con un veloce contropiedista e un centrocampista di peso, il cui solo aspetto incute timore agli avversari e che non teme di certo d’affondar il piedone, è un altro andare. Ryder si è riscoperto brasileiro dopo la tristezza delle nebbie carpigiane; Emil, cresciuto a geyser e carne di balena, arriva forse due, tre anni troppo tardi ma il paragone col tenero ricciolino cileno che lo precedette appar persino blasfemo.
Sono mancati del tutto gli esterni: Widmer e Adnan hanno abbassato la squadra in maniera terribile, anche prima del calo generale della squadra intera. Alì in particolare pare in rottura prolungata, e gioca peggio ogni gara che Colantuono gli concede. Evidentemente ha raggiunto il suo plafond naturale e ormai fa fatica a migliorare. Sylvan invece probabilmente ha qualche problema di natura fisica, dato che cala alla distanza e si intimidisce di fronte ad avversari veloci e ben preparati, che però non sono di certo gli esterni del Barcellona.
Devastante, in negativo, l’ingresso di un Badu confusionario oltre ogni limite accettabile. A me interessa poco quali siano le precipue caratteristiche, ma se un professionista, sia esso ghanese o ugro-finnico, non capisce che deve amministrare la palla, farsi fare fallo, invece di gettarla via scalciando gli avversari, beh allora si carichi sulle spalle un sacco di videocassette di vecchie gare e se le guardi.
Tante, al solito troppe le imprecisioni in fase di appoggio: oggi c’è la scusante del campo e del clima. Essendo però questa situazione condivisa dalle due formazioni, è parso evidente che gli azzurri di casa di passaggi ne hanno sbagliati di meno.
Un sommesso accenno all’arbitro: la gara era spinosa. Tonelli in particolare, con quell’aspetto da marines in pensione, poi il neoentrato Mchelidze (che indossa una barba improponibile. Magari si crede hipster, io penso che per fortuna presto arrivano le ceneri), mostrano la corda portando in campo il nervosismo del tecnico, ed il direttore di gara comincia a sventolare gialli come nemmeno un venditore di limoni a Positano: più ai bianconeri che ai casalinghi. Alcuni fra queste sanzioni, in particolare quella a Bruno, mi sono del tutto incomprensibili. Detto ciò, non ha diretto male: il rigore era solare, i recuperi congrui e tutti se ne vanno a casa felici. Tranne Giampaolo che ritiene stretto il pareggio: bene a fatto l’inviato di Udinese.tv a liquidarlo in fretta e furia, con il risultato di non fargli fare una figura barbina. Non è che perché alleni in serie A puoi dire la prima cosa che ti viene in mente, Marco mio: già hai una faccia che farebbe ammosciare anche il Gabibbo, se ti presenti in edizione attapirata sembra quasi il tuo sponsor personale sia l’associazione italiana psicologi.
Il pari è giusto: l’Empoli avrà sì fatto possesso palla, ma Karnezis la palla l’ha toccata solo sul rigore. E i bianchineri hanno bruciato un paio di contropiedi che andavano, mancanza di lucidità?, sfruttati meglio.
E adesso staremo a vedere: domenica a Milano potrebbero anche giocarsela senza pesi sulla coscienza,a nche se prevedo una Maginot colantuoniana di dimensioni apocalittiche, al cui confronto la linea Sigfried d’inizio anno contro la Juventus a Torino parrà calcio-champagne.
Basta così: da Chicago, ma fra due giorni (spero!) di ritorno a casa, trovo pochi altri spunti. Tranne uno.
Oggi si usano gli hashtag: bene, il mio è giuliononmollare. Melilla è parte della mia adolescenza cestistica: come giocatore della Snaidero, allenatore, insegnante liceale (anche se io ho frequentato quello rivale rispetto al suo). Spero di riderci sopra, e di non dovermi metter qui, triste e sconsolato, a ricordare di quella volta che… Forza zingaro, sarà mica un po’ di sangue perso a vincerti!