L’Udinese è una grande squadra. Almeno lo è stata in questi tre anni come testimoniano i numeri delle ultime stagioni: un quarto posto, poi un terzo e adesso comunque non peggio di un sesto posto con oltre 60 punti in classifica e davanti a Roma e Inter, tanto per dire, in serie A, non nel campionato austriaco. Qualcuno si affanna a farci credere che Udine sia una piccola piazza, che dopotutto non sia possibile preventivare più di una dignitosa salvezza tralasciando utopistici sogni di conquista alcuna. Forse è ora di convincersi che questo non è più vero, che la struttura organizzativa, lo staff tecnico e molti giocatori in rosa valgono di più, molto di più. Per cui forse è ora di smettere di stupirsi se, contro ogni pronostico, la squadra di Guidolin ha infilato sette vittorie di fila e combatte per un quinto posto che sa di Europa League. Manca l’ultima partita, certo, ma a prescindere da come andrà la trasferta di Milano contro l’Inter, è indubitabile che questo triennio dovrebbe segnare uno spartiacque ben preciso tra quello che pensavamo di essere e quello che si dovrebbe cominciare ad essere: una squadra di livello medio alto in uno dei tornei comunque tra i più difficili al mondo.
E poi c’è lui, un capitano e un leader che trascina da anni la squadra a suon di gol, 102 in 4 campionati, roba da pallone d’oro se solo vestisse altre maglie. Ma Di Natale ha scelto di rimanere, anche contro qualche strategia societaria, ed è un vero peccato non averlo premiato con almeno una partecipazione alla Champions quando si sarebbe potuto. Sta di fatto che acciacchi permettendo, ancora una volta totò farà di tutto per guidare i suoi in campo nell’ultima partita, quando seppur contro un Inter in caduta libera, si deve solo vincere per non vedersi scavalcare dalla Lazio in classifica.
Manca l’ultimo tassello, l’ultima salita prima del traguardo, con il rebus Di Natale più vicino alla tribuna che al campo per l’infortunio al polpaccio, per cui toccherà al nuovo che avanza guidare l’armata bianconera alla conquista del “castello” meneghino. Muriel sta recuperando e ci sarà, dietro di lui Zielinski e Pereyra con Allan, Pinzi, Basta e gabriel Silva a tamponare e ricostruire a centrocampo. Forse l’ultima in maglia udinese per Benatia e Danilo che insieme a Domizzi costituiranno la diga davanti a Brkic.
A frapporsi tra l’Udinese e la leggenda ci penserà l’Inter di Stramaccioni, sei sconfitte nelle ultime otto gare con una caduta inesorabile tra infortuni in serie e smarrimento tattico. Sta di fatto che comunque i nerazzurri non regaleranno nulla, perché le grandi squadre comunque non regalano mai nulla e vorranno congedarsi dal loro disgraziato campionato almeno con un’ultima vittoria. Formazione praticamente obbligata per Stramaccioni che ritrova Cassano e Palacio anche se almeno dall’inizio ci dovrebbe essere il solo Rocchi al centro dell’attacco.
Sempre ostica la trasferta a Milano contro l’Inter per le zebrette, come dimostrano le sole sette vittorie su 39 precedenti conquistate dai bianconeri; l’ultimo successo dell’Udinese risale allo scorso campionato grazie al gol di Isla mentre l’Inter si era aggiudicata i precedenti tre incontri.
Ultima designazione arbitrale della stagione, con il sig. Mazzoleni, già visto per la prima di campionato dell’Udinese a Firenze, scelto per dirigere anche la partita conclusiva di questo campionato dei friulani al Meazza, fissata, ricordiamo, alle ore 20.45 di domenica.