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FRANCOCANCIANI
Trovo difficile scrivere della gara di oggi. Perché è andata come si sarebbe previsto qualche settimana fa, ma dopo una striscia positiva supportata anche da impegno, carattere e gioco qualche speranza si era vieppiù affacciata.
La verità è che a Firenze, oggi, per portare via un risultato positivo si sarebbe dovuto sperare nell’avverarsi di uno fra due scenari: i casalinghi con poca gamba (vedi gara contro Empoli) oppure gli ospiti di gran lunga sopra lo standard. Una combinazione delle due poteva addirittura portare ai tre punti.
Invece i Viola di Sousa hanno messo subito in chiaro che dal Campo di Marte uscire indenni sarebbe stato per i bianchi(oggi non)neri cosa praticamente impossibile; la rete è arrivata da un tiro casuale, ma Nikola Kalinic di questi tempi la mette dentro anche quando tarda a scansarsi. Pigro Orestis nel tuffo, dargli cause sarebbe immeritato.
L’Udinese però ci ha provato, eccome: il palo di Widmer, qualche sua incursione inclusa la palla fornita al neo-entrato Di Natale oggi in versione sciagurato Egidio, una difesa che ha fatto quel che ha potuto contro Bernardeschi, Ilicic e Kalinic venendo severamente sanzionata da un mediocre direttore di gara, del quale ignoro financo il nome e manco m’interessa. Dico solo che costui, come titolare del sestetto direttivo, ha influito sul risultato quanto l’umidità dell’aria: zero. Ma l’ammonizione di Gonzalo, nel primo tempo, per un intervento durissimo su Cirillo lanciato a rete, era arancione più che gialla; avendo comminato una sanzione lieve, avrebbe dovuto continuare sulla stessa linea. Ci stava il giallo a Danìlo, meno quello a Felipe, non quello a Iturra. E il corner messo in porta dal capitano viola nasce da un evidente e volontario controllo di mano del numero tre viola, tal Gilberto, appena ammonito per la stessa ragione qualche minuto prima. Sarebbe finita 2-0 (rigore ineccepibile), cambiava nulla ma con una più congrua distanza numerica fra le formazioni in campo.
Bella, la Viola: liberatasi dall’aero-fardello presuntuosetto che sta rendendo grande la Samp-e-Doria di Sampierdarena, formazione per cui non nutro stima ma cui Ferrero mi risparmia anche l’obbligo di gufare (scherzo), I Tod’s e Paulo Sousa hanno arricchito il portafoglio con un ventisettenne centravanti croato, pescato dal Dnipro e costato un quinto delle star messe sotto contratto dalle major, ma dal rendimento costante e cronometrico; una mezzala d’altri tempi, che gioca anche larga sulla fascia e fa le due fasi, come dicono oggi, con il medesimo impegno. Difetto? È nato a Carrara per cui meno fascinoso… A centrocampo Badelj e Borja non ne lasciano andare una, anche se lo scarsicrinito ispanico mostra qualche segno di cedimento fisico, cade di più e protesta di continuo. Ma è uno dei miei gerenti di giuoco preferiti per cui gli perdono questo ed altro. Ilicic ha riacquistato padronanza e precisione, mentre la difesa gigliata (definizione d’antàn) secondo me lascia molto a desiderare. I miei rimpianti oggi, per la squadra bianca(nera) vista giocare con dedizione ed impegno, sono legati alla tutto sommato modesta difficoltà creata ai domestici. I difendenti viola sono i meno “moderni” delle squadre di serie A appartenenti alla prima fascia. Un esempio ne sarebbe Murillo, che dal Granada CF è balzato direttamente all’Internazionale di Milano. Lasciandomi interdetto sulla ragione per la quale a Udine immaginare quelli bravi dietro in casacca biacca e carbone faccia così ribrezzo. È toccato riprendersi un usato sicuro come Felipe per quadrare il cerchio. E sabato contro i nerazzurri dietro probabilmente giocheranno Wague, Domizzi e Piris.
Un piccolo inciso su Paulo Sousa: giunto a Firenze fra mille dubbi e diecimila invettive anti-juventine dei tifosi locali, ha conquistato la platea con un calcio semplice e bello al tempo stesso. Ogni tanto ci prova, a rovinarsi con le proprie mani, cambiando squadra e schemi (e regolarmente pagandone le conseguenze), segno che talvolta crede di essere veramente bravo. Gli mettano un memento mori alle spalle, così si calma. E il suo consulente d’immagine gli tolga la sciarpa della curva: non sopporto gli allenatori che indossano segni del tifo come appartenessero ad una fazione oltranzista. Ma se fra due mesi lo chiamasse Elkann, secondo voi non ci andrebbe a piedi, Sousa? E cosa farebbe, si porterebbe dietro lo sciarpone viola?
L’Udinese? Quest’anno è ‘sta roba qua. Un savio Colantuono l’ha aggiustata in corsa con uno schieramento giustamente equilibrato purtuttavia schiavo di un aspetto mille volte rimarcato, ma che oggi è apparso in tutta la sua clamorosa attualità: la carenza di qualità. E se i giocatori che dovrebbero far la differenza entrano e incidono poco, mentre gli opponenti invece si trovano a meraviglia, la sconfitta è servita. Non riesco francamente a capire come si possa insistere con Edenìlson sulla fascia opposta a quella di sua competenza evitando di schierare Widmer o il brasiliano a sinistra e Alì a destra. Per il resto, incluso un Iturra non negativo, hanno giocato i miei otto giocatori di movimento. Non mi è dispiaciuto Lodi, ovviamente in difficoltà quando di fronte si è trovato Badelj e Borja, mica due qualsiasi; impalpabile Aguirre, lottatore Théréau che però la porta l’ha vista mai. Badu? Lo conosciamo: poco genio, tanta velocità spesso a vanvera, moltissima sregolatezza. L’intervento da rigore è asSolutamente evitabile, se non si sia certi (e come lo poteva esser lui?) di prendere palla netta.
Non cambia nulla: ero e sono pronto a vedere l’Udinese a 18 punti anche dopo la gara contro l’Inter, la squadra di A con la miglior fase difensiva grazie all’inserimento di Murillo e Miranda, ed alla ritrovata vena di un Samir formato guanto d’oro. Tre settimane fa la classifica piangeva, oggi è solo mediocre. Ci sono tutte le possibilità per girare, a fine andata, ad almeno 21 punti. Con la consapevolezza che a 36-37 punti ci si salva, in questa serie A devastata dalla scarsezza tecnica e dall’insipienza presidenziale, che caccia Iachini e Mandorlini per prendere due “non vincenti” come Delneri e Ballardini, e poi si lamenta per le magre figure. Salvezza probabilmente sarà, poi vedremo cosa intenderà fare, dell’Udinese, la proprietà. Il Granada si accomoderà placidamete in segunda divisiòn, il Watford probabilmente galleggerà a media classifica. E i bianchineri? In tutta onestà, credo che questa gente si meriti un po’ di più che uno stadio nuovo dove si possono mangiare le patatine e bere la birra.
Poco, chiederei. Sempre la solita cosa: un po’ più di giuoco del pallone.