Gaudeamus, igitur. Vittoria senza “se” né “ma”: dominato il Torino da un’Udinese quest’anno raramente così in palla.
I domestici granata sono vittime dello psicodramma in cui caddero alla metà degli anni ’70: allora rimasero a Radice, Pulici e Graziani mentre i cuginastri sono decollati mietendo decine di allori. E lo dico io, bimbo di nove anni simpatizzante granata contro orde di biancorossonerazzurri. La sineddoche di questa stagione è che, dopo un derby perso al 93’ ed un altro, seppur di Coppa al Caffé, in cui ne hanno prese quattro, beh questi non ci capiscono più nulla.
Male il Torino: gioca come l’Udinese l’anno passato, che so, contro il Verona in casa o a Parma. Il nulla più totale. Stretti attorno ad un giovane centravanti che si farà (ma oggi attacca a testa bassa, urla contro il cielo e si tira dietro due piedi tombinati), ad un portiere in vena di prodezze e al manipolo di quasi senescenti che ne costituiscono l’ossatura: gente come Bovo e Moretti giocavano in massima categoria, che io avevo ancora i capelli. Sfruttano male i due investimenti milionari di quest’anno, Baselli e Zappacosta, non innescandone mai il talento. Risultato: Karnezis la tocca seriamente due volte, il resto è uno scialpiano “fumo che va su”.
L’Udinese, come mercoledì la Juventus, vince i granata facendo il Torino: dedizione, aggressività, concentrazione, cercando il varco buono per lanciare a rete Stipe Perica ed un buon Totò di Natale. Un Cuoretoro che dal minuto zero annichilisce le scarse e scarne forze toriniste, che si racchiudono in una girata del gallo Belotti ben respinto da Orestis. La rete del perseverante blue Stipe Perica è degno corollario del dominio biancoenero.
La ripresa vede un Torino con l’ovvia volontà di raddrizzarla, ma il portiere elleno-furlano consuma un pacchetto di sigarette greche e perde otto raggi di briscola coi tifosi assiepati dietro la sua porta, perché a parte un paio di mischioni i padroni di casa dalle sue parti si fanno mica vedere così pericolosamente.
E questo anche a fronte dell’espulsione di Molla Wague, che ho visto commentata severamente in giro per i siti di settore, da quelli bravi bravi che di calcio capiscono. Io che non ne so nulla invece ho visto un franco-maliano in palla, due cartellini gialli onesti ed una stretta di mano all’arbitro. Il subentrato (a Totò) Piris ha faticato pochissimo per tenere la posizione, ma (come Edenìlson ed anche Widmer) avrebbe dovuto pompare di più: c’erano le possibilità per raddoppiare e calmare gli spiriti nemmeno troppo bollenti dei torinisti.
Lo so: e sono d’accordo. La partita di stasera, fra due squadre di centro-classifica, è stata tecnicamente poverissima. Ma di ‘sti tempi a me deve bastare, ed anche a Voi. L’Anziate l’aveva vaticinato, che contro squadre di pari livello gli esiti del gioco dei suoi sarebbero stati differenti: e così è stato. Probabilmente si è visto e rivisto la gara dei granata contro la Juventus ed ha apprezzato il comportamento delle punte rosastellate, in particolare Zaza, nel pressare una difesa ed un centrocampo torinista tutt’altro che in palla.
Ed oggi dieci a zero per Colantuono contro (s)Ventura, uno che per due stagioni è stato considerato il Mourinho d’Albenga e lui come tale s’è comportato. Ma per me è e sarà sempre il 5 maggio 2002, chiusa della stagione in cui subentrò a “Alenatòri di Yudinesey” Hodgson e ci deliziò col giropalla, una delle cose più nojose della storia recente del calcio. Si salvò, (s)Ventura, solo grazie ad una serie, diciamo così, di coimplicazioni tese a celebrare al Friuli lo scudetto juventino. Quell’Udinese era tutt’altro che scarsa: Turci, De Sanctis, Helguera, Muzzi, Di Michele, Pizarro, Pinzi, Iaquinta, Jorgensen, Bertotto… E Scarlato che segnò la rete vincente a San Siro contro il Milan. Eppure a momenti ci si trova in cadetteria.
Il suo Torino si comporta come lui: polemizza, fa l’offeso, protesta contro un arbitro (di cui ignoro il nome, non per snobismo ma per reale indifferenza) tutto sommato equanime e corretto nelle sanzioni, nelle decisioni e nel recupero concesso. Ma di gioco non si può parlare. E non è novità: da qualche mese, forse dall’inizio della stagione funziona così.
L’Udinese di oggi non può annoverare insufficienze, nemmeno (e lo ribadisco) a Wague: l’Udinese è questa, e stasera Colantuono ha tratto dalle risorse dei suoi il massimo. Ad esempio parte con un centrocampo con Lodi, Bruno (decisamente più in palla rispetto alle ultime prestazioni) e Badu, leggero ma più dinamico, senza interditori pesanti a rallentare ulteriormente una manovra mai troppo fluida.
Poco altro da dire: ventun punti, la possibilità di farne altri quattro per girare a venticinque prima di farsi invadere dalle truppe areo-juventine alla prima di ritorno, vernissage dell’Arena al completo. Tutto sommato le qualità dell’Udinese di oggi potevano sottintendere qualche punto in più ma nulla che potesse stravolgere i risultati effettivamente ottenuti. L’Empoli, il Sassuolo giocano meglio e meritatamente stanno nel lato-A della classifica; il Chievo non è migliore, e se la giocheranno con Torino e Atalanta per il decimo, undicesimo posto finale. Quel che è certo che stasera la terz’ultima in rango dista sette punti, lontana quanto gli echi della retrocessione evocati in un recente passato. Quando, e mi ci metto in prima fila, dedicammo a questa formazione critiche forse eccessive ma sicuramente sincere.
Non erano brocchissimi, non sono campionissimi: Colantuono non è un pirla e questa squadra mostra cuore ma poca qualità. A gennaio rientra Duvàn, con Guilherme e Kone (se resta) come valide alternative. Le cose non possono che migliorare.
E noi? passiamolo bene, ‘sto Natale. E attendiamo un 2016 come Ve lo aspettate. Io sarò qui. Ad annojarVi, con le mie storie di tutti i campionati. Perché tanti Vi parlano del presente, io mi trovo ancor meglio a ricordare il passato. Buon Natale e felice anno nuovo a tutti Voi. Ve lo meritate.
Franco Canciani