Cosa fatta. Capo A. Innanzitutto è arrivato il coronamento di un requisito fondamentale in più; è arrivato il battesimo della vittoria per l’Udinese che si è appena addentrata nella Stagione Sportiva 2016-2017, e questo dato rappresenta qualcosa di assai consolante essenzialmente per un motivo fondamentale. Tale motivo si individua molto facilmente. Dopo la prima sconfitta in campionato si era già iniziato a parlare di crisi per l’Udinese che in questa stagione agli albori inizia una nuova avventura che la vede condotta da un tecnico che è nuovo di queste parti. E credetemi, iniziare a dare per vinta una squadra solo perché nn fa bottino pieno in quella che è la prima partita, quella del battesimo di fuoco, pare davvero una cosa azzardata. Soprattutto perché in ossequio ad una fase prestagionale incoraggiante non vi erano stati quei classici segnali che potevano far parlare di andamento negativo per l’Udinese dalla nuova gestione tecnica. Anzi, i segnali trapelati facevano guardare con un briciolo di sano ottimismo in più alla nuova stagione alle porte. Quindi, è bene tenere sotto tiro e pungolare una realtà che deve addestrarsi ad una certa disciplina, ma incominciare a parlare di flessioni appena alla seconda possibilità conferita sembra davvero un poco esagerato. Sicuramente era il caso di attendere i segnali accessori che giocoforza sarebbero pervenuti da una nuova opportunità di scendere in campo, prima di lanciare pericolosi dubbi e negazioni sulle qualità di una squadra che sulla carta non è certo da buttare, tutt’altro… E i segnali nuovi pervenuti iniziano se non altro a lanciare speranze nuove. Se non altro dal punto di vista dei parametri quantitativi primari. E’ arrivata infatti una vittoria attraverso la quale l’Udinese incomincia a porre in maniera importante della carne al fuoco. Tre punti sono tre punti e fanno la loro importante figura nel carniere di una squadra che dovrà collezionarne all’incirca altri 37 prima di poter iniziare a parlare della concretezza relativa ad una salvezza stagionale che è possibile nel concreto. Arrivarci non sarà una passeggiata ma l’Udinese è una di quelle squadre che per attributi propri, sicuramente, tassello dopo tassello, potranno arrivare a tagliare anche con un certo anticipo il traguardo agognato dalle realtà che non primariamente possono puntare ad altre scalate. E intanto, questo lo possiamo dire già ora, nella partita contro l’Empoli ad Udine si sono visti sprazi di gioco che guardando al futura con la politica della formichina fanno ben sperare rispetto all’acquisizione di una autonomia agonistica che proiettata sulla singola gara garantisca all’Udinese di durare un’intera partita. Questa è l’Itaca dove dovrà approdare il vascello bianconero, e sperando di poter confidare nell’azione sinergica di diverse variabili che devono viaggiare assieme, è li è solo lì che si dovrà arrivare prima o poi, e pure prima possibile dobbiamo dire. Intanto questa Udinese la sua ventina di minuti a giri abbastanza elevati e sufficienti la fa. E di questo per ora ci dobbiamo accontentare, perché l’Udinese di oggi il terzo di gara giocata di buzzo buono lo sfiora soltanto. E poi subentra il buio pesto, la squadra piomba in una certa inedia che non la vede propriamente combattere l’avversario nella maniera e soprattutto nella misura dovuta. La squadra che si è vista dopo i primi venti minuti della partita contro l’Empoli è stata però una squadra assente in misura paurosa, una realtà che dal punto di vista agonistica non pareva minimamente in grado di infiltrare colpi significativi alla figura dell’avversario di turno. Entrando nella sostanza delle cose l’Udinese a qualche minuto dal suo vantaggio interno pareva una squadra paga, non intenzionata a prolungare la disfida per ulteriore tempo, lanciando ulteriori guanti di sfida all’avversario di turno così come avrebbe previsto il copione della partita dei bianconeri, stilato sul piano teorico nelle valutazioni preliminari alla gara. L’Udinese non aveva le energie fisiche e mentali utili a rendere più rotondo il proprio vantaggio, e questo fatto è giustificabile solo in ragione del fatto che siamo appena agli albori di settembre e che quindi le energie materiali a disposizione dell’Udinese possono essere soltanto limitate in una cospicua misura. Certo è che però un pizzico di intraprendenza in più da parte dell’Udinese ce l’aspettavamo. E non serviva correre molto di più rispetto a quanto dimostrato; bastava soltanto lanciare un segnale che connotasse un briciolo di intraprendenza in più da parte dell’Udinese che poteva essere espressa anche solo attraverso un movimento collettivo specifico atto a creare pressione nell’avversario. Sarebbe stato sufficiente che l’Udinese si fosse limitata a dare la sensazione di voler attaccare di più gli spazi avversari e la palla, e questo siamo sicuri che sul piano “visual” ci avrebbe regalato quantomeno l’impressione di vedere una Udinese se non altro da giudicarsi abile nelle vesti di lottatrice e quindi maggiormente degna dal punto di vista dell’agonismo. E’ mancato in buona sostanza quel pressing che non può mancare nell’arco di una partita di calcio giocata alla pari tra due formazioni, e questo ha reso la partita monotona e deprimente. Ora non ci resta che attenderci che nell’arco della preparazione la squadra acquisisca una sempre maggiore autonomia dal punto di vista delle energie e del minutaggio. Ci potremo accontentare ancora per un tempo abbastanza ridotto di vedere una squadra che non regge a sufficienza i 90 minuti, e quindi confidiamo nell’abilità dello staff bianconero che sicuramente sarà capace di rendere questi giocatori più competitivi dal punto di vista atletico e della performance, oltreché da quello della tenuta dal punto di vista motivazionale. Ora abbiamo sicuramente una Udinese che dimostra di mettere sul campo soltanto un terzo dei numeri a propria disposizione, e nell’arco di un paio di mesi vorremmo entrare in contatto con una Udinese capace di esprimere quantomeno l’85 % delle proprie possibilità. Inutile dire quindi che questa Udinese deve bruciare le tappe, perché il cronoprogramma viene imposto dai tempi di un calendario che concentra gli impegni importanti nella prima parte del campionato. E questo è un dato che chi di dovere all’interno dello staff bianconero deve avere sempre ben fisso in testa. Non c’è il benché minimo tempo vuoto da disperdere, cara Udinese. Devi lottare per migliorarti sempre diventando una squadra competitiva con la maggior parte delle avversarie dirette nell’arco di 2 mesi soltanto.
Articolo di
Valentino Deotti
E-mail: valentinodeotti@nordestnews.com