E siamo sempre al punto di partenza, per usare una espressione molto semplice ed immediata… L’Udinese è una di quelle pochissime squadre che ad ogni volgere di stagione non riesce mai a mutuare esperienza e dati acquisiti dalla stagione che si è lasciata alle spalle appena tre mesi prima. Vabbè. Dobbiamo doverosamente riconoscere che molte cose sono cambiate dalla fine del maggio scorso. E’ cambiato soprattutto il condottiero di una squadra che comunque, della scorsa stagione, non deve portarsi dietro proprio nulla. Troppo disastrosa ed in questo ben poco dotata di significati è stata la scorsa stagione, vissuta soltanto accumulando esperienze denotanti incertezze tecnico agonistiche da far sensazione davvero. C’è ben poco da raccogliere, quindi, da una stagione dalla quale, sotto la guida di Colantuono, l’Udinese ha potuto trarre ben poco profitto. Bisogna per forza voltare pagina, anche perché a cambiare non è stato soltanto un unico uomo, quello della guida tecnica, ma lo sono state molte altre pedine sparse in lungo ed in largo per il rooster bianconero. Squadra che cambia deve cambiare e basta, e radicalmente. Questo bisogna ineluttabilmente riconoscerlo. Andiamo ad analizzare con ordine i cambiamenti registratisi. Il primo reparto ad aver cambiato volto di netto è proprio la difesa, linea dalla quale cominciamo non a caso quindi. Dalle schiere degli arretrati se ne sono andati, oltre al buon Meret finito probabilmente per sua fortuna a dare mostra di sé alla Spal, anche degli uomini cardine che rispondono ai nomi di Pasquale, Domizzi e Piris. Tre uomini fondamentali che conferivano un insostituibile attributo di esperienza all’intero reparto; in questa stagione questo bagaglio e venuto meno per effetto del fatto che due su tre hanno appeso le scarpe al chiodo ed uno se ne è andato per altri lidi, ed immancabilmente i risultati si sono visti, con il reparto che è certamente un poco più debole rispetto al passato recente. Ed anche se nell’ottica di sopperire alle risorse specifiche mancanti i ritorni dei buoni Angella e Bubnjc garantiscono di certo una certa compensazione anche a livello di qualità, sarà difficile non sentire la mancanza delle “vecchie glorie” del reparto arretrato. Anche al centro del campo le cose sono cambiate notevolmente, anche se dal punto di vista numerico gli uomini a variare sono sicuramente inferiori per numero. Una pedina fondamentale che per la stagione alle porte non potrà più garantire il suo apporto essendo stata ceduta all’estero è Kuzmanovic, che la scorsa stagione le sue belle cosine le aveva pur sempre fatte vedere, soprattutto sul piano della qualità tecnica. Poi mancano all’appello Marquinho, Guillherme e Merkel, e soprattutto Bruno Fernandes, fortemente voluto dalla Sampdoria dove ha trovato la sua nuova “casa”. Anche qui sarà ben difficile non sentire la mancanza dell’eccelsa qualità tecnica del giocatore citato per primo (Marquinho), che di kilometri sulla fascia ne faceva e non pochi. Merkel aveva fatto intravedere anche lui delle ottime qualità in prospettiva dalle quali ora come ora non sarà più l’Udinese a poter trarre giovamento. E chiaro che la qualità esprimibile da certi Fofana e De Paul è elevatissima, e da questo punto di vista due celle del centrocampo a cinque schierabile da Mister Iachini, che per ora non giudicheremo oltremisura come condottiero, sono davvero ben presidiate. In attacco allo scopo di sopperire alla mancanza di un certo Totò Di Natale si registrano soltanto arrivi di ottimo cabotaggio, e sono ben tre: i più o meno giovani Ewandro, Harbaoui e Penaranda, che ora come ora devono solo accumulare minutaggio e consolidare le sintonie con il resto del reparto. Ma da questo punto di vista non dovrebbero esserci particolari problemi, mentre invece i grossi problemi di rodaggio ed amalgama potranno esserci sicuramente negli altri reparti. E proprio di questo dobbiamo preoccuparci: riuscirà mister Iachini ad integrare efficacemente i nuovi acquisti in tempo, ossia prima dell’inizio del campionato ? Sinora le cose in quest’ottica sono andate come abbiamo visto ad ondate. Molto, troppo altalenante è stato il rendimento in precampionato della squadra di Iachini, che deve soprattutto, ed è questo il punto chiave, riuscire a trovare una cosa soltanto: la tranquillità, che può arrivare soltanto dall’acquisire fiducia nei propri mezzi e un certo livello di consolidamento delle sintonie intestine al gruppo. Si potrebbe dire che questa squadra potrà riuscire a dare il meglio di sé soltanto successivamente all’avere incamerato un certo numero di ore di intensivo lavoro di gruppo. A questa squadra ci vorrà quindi ancora un certo quantitativo di ore di lavoro collegiale, prima di poter maturare un adeguato livello di fluidità e di intensità. Sono infatti queste due le qualità collettive necessarie all’Udinese, che sinora ha dimostrato di disporne in misura molto ridotta rispetto a quelle che sono le reali necessità rivendicate dal difficile massimo campionato tricolore. Una Udinese che arriva sempre tardi a raggiungere i requisiti richiesti dalle difficoltà del campionato stesso, e che in questo inizio di stagione si è mangiata sin da subito la possibilità di continuare a partecipare alla Coppa Italia, essendo uscita subito (alla prima partita!) dalla competizione che rappresentava una chance in più di mettersi in bella mostra a disposizione della squadra bianconera, riuscirà a trovare in tempo l’amalgama necessaria in vista di un esordio in campionato col botto. Alla prima partita si andrà già in quel di Roma, e per quella data la squadra bianconera dovrà già avere compiuto una cospicua parte dei kilometri che si citavano prima. Quelli che la devono portare a raggiungere il traguardo di un quid minimo di numeri a livello di preparazione sportiva che la possa condurre ad affrontare la maggiorità delle avversarie senza dover per forza denotare le ambasce e le piaghe messe in evidente mostra sino a questo punto della preparazione. Prima di vedere una Udinese veramente competitiva dovremo pazientare un bel po, ma in vista dei primi scontri che sulla carta sono davvero molto tosti bisognerà almeno maturare attributi minimi complessivi che rendano l’Udinese un bel po’ più pronta e degna del suo nome rispetto a quella vista sino ad oggi. Bisogna lavorare sui profili fisico e mentale (vedasi intraprendenza che non deve mancare) e bisogna farlo ancora molto: ora (e d’ora in poi…) conta solo questo. Non più soltanto i mezzi approcci, ma dei modi di porsi che dovranno mirare sempre di più alla sostanza delle cose…
Articolo di
Valentino Deotti
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