Riprendiamo in mano la penna virtuale dopo una pausa intrapresa per motivi gestionali e anche per poter dare una nuova periodizzazione alla nostra rubrica, che ora uscirà ogni due sabati. Lo facciamo mettendo ovviamente in evidenza l’esponenziale flessione palesata dalla Udinese dei mesi autunnali, che si è fatta prendere da una stranissima forma di staticità, per usare un eufemismo. La squadra non riesce più a connotare quella padronanza situazionale che mostrava a inizio campionato, e dietro a tutto sembra proprio esserci un bug motivazionale che colpisce al comparire dei primi “malesseri stagionali”. La squadra ha lasciato la propria motivazione chissà dove, ed ora come ora dimostra a malapena di essere in grado di amministrare la gestione ordinaria del affaire agonistico. Una squadra che si accontenta inopportunamente di salvarsi la pelle partita per partita, allorquando invece dovrebbe dare un giro diverso al pallone. Un giro in grado di mandare a carte quarantotto le certezze d’ordine del avversario di turno, di creare quel fattore sorpresa che ce ci farebbe cogliere il bersaglio grosso con la certezza di raccogliere in maniera proficua in molte più evenienze. In sostanza la squadra è diventata prevedibile nella stessa misura in cui si è sottoposta al osservazione dei concorrenti diretti. La squadra dovrà quindi estrarre dal cilindro un cambio di ritmo da piazzare appena possibile, in uno dei prossimi momenti più opportuni. Altrimenti c’è poco da fare, le acque diverranno sempre più stantie, la voglia di cambiare le carte in tavola potrà comparire con sempre meno frequenza e ci si avvierà verso una evenienza difficile da scansare ora. Ovviamente siamo a parlare di un possibile avvicendamento sullo scranno del tattico, un cambio di guida sportiva che pare difficile da evitare allorquando la squadra pare oramai assuefatta dal credo tattico del attuale condottiero. Un Gotti che peraltro non sembra brillare nel intraprendere le scelte in corso d’opera, visto che spesso introduce degli avvicendamenti di uomini che portano davvero a poco, se non ad una effettiva regressione immediata. La squadra ha bisogno di respirare un’aria nuova, e se non tornerà ad incamerare da subito nuovo ossigeno, un ossigeno che sa di punti freschi, la scelta di un nuovo tecnico in grado di incutere nuove motivazioni diverrà inprocrastinabile agli occhi di chi gestisce sapientemente i cordoni della borsa da decenni, ovvero la famiglia del Paròn Gianpaolo Pozzo. Una scelta tanto prossima che spunta già il nome di un uomo più o meno nuovo in grado di portare aria nuova, quel Andrea Pirlo che si porterà appresso l’esperienza a casa di Madama Juventus e un ingrediente decisivo che lo contraddistingue. Parliamo ovviamente del suo istrionismo, uno dei pochi strumenti in grado di rendere di nuovo pericolosamente imprevedibile e arguta la squadra bianconera; quella targata Fvg, stavolta. Quindi ora c’è poco da fare. O si torna ad incamerare l’ossigeno e le certezze portate dai numeri in grado di ricostruire oppure è molto probabile, per usare un neologismo funzionale ed opportuno, che si switchi verso altre soluzioni pronte in grado di ridare il là al impatto sportivo dell’Udinese. Contro l’Atalanta il terreno non sarà fertile in questo senso, ma dopo si, sarà tassativo dover saper dare un nuovo giro a quella benedetta “pagnotta” chiamata pallone.