Sono mesi che lo dico e non mi stancherò mai di ripeterlo: Gabriele Cioffi è l’allenatore più imbarazzante della Serie A. E stasera lo ha dimostrato, per l’ennesima volta. Nel Derby del Triveneto contro il Verona, l’Udinese non ha affatto sfigurato. Se c’è una squadra che fino a venti minuti dalla fine ha meritato il vantaggio è proprio quella friulana. Poi, man mano che il cronometro si è avvicinato al novantesimo, la disputa è diventata una partita a scacchi ed è proprio qui che sta l’abissale differenza tra Cioffi e Baroni.
Il tecnico degli scaligeri – cui va riconosciuto il grande merito di aver mantenuto competitiva una squadra letteralmente smantellata a gennaio – regge l’urto dell’ondata bianconera e inserisce via via tutto il potenziale offensivo di cui dispone in panchina. Non stiamo certo parlando di CR7, né tantomeno di Lewandowski – tanto per fare due nomi a caso di grandi attaccanti – ma il segnale è chiaro: VOGLIAMO VINCERLA!
Dall’altra parte è il solito copione. Proprio nel momento in cui le Zebrette avrebbero dovuto premere sull’acceleratore alla ricerca del (meritato) vantaggio, ecco la mossa –geniale! – del tecnico toscano: fuori Ehizibue (un esterno che alterna con equilibrio ambedue le fasi) e dentro Ferreira, terzino destro di contenimento, preferito allo straripante Ebosele. Ma non è finita qui…
Nel primo dei tre minuti di recupero, un’altra scelta degna del più astuto giocatore di scacchi (ndr si fa per dire). Calcio d’angolo per l’Hellas, è uno degli ultimi palloni della partita e … DIN DON! La lavagna luminosa del quarto uomo dice fuori Lucca (201 cm di altezza) e dentro Success (182 cm).
Duda pennella, Coppola svetta e i veneti si aggiudicano lo scontro diretto, guadagnando tre punti di importanza capitale per il loro percorso verso la salvezza.
Ammesso dunque che un cambio a 120 secondi dalla fine abbia una sua logica – ovvero quella di spezzare il ritmo incalzante degli avversari – perché togliere un elemento dall’indiscussa fisicità (e quindi molto utile sui piazzati sia a favore che contro) invece di rinunciare ad un qualunque altro giocatore di media statura? E questo è il primo grande dilemma.
Seconda riflessione: come mai con Cristiano Bacci – di ruolo viceallenatore e definito dalla società “l’esperto delle palle inattive” – la squadra soffre proprio sempre su quest’ultime? Anche stavolta, dopo due legni colpiti dai gialloblù, il gol nasce proprio dagli sviluppi di un calcio d’angolo.
Terza ed ultima considerazione: Gabriele Cioffi e il suo fare educato da lord inglese ci hanno rotto i timpani (semifrancesismo). Le monosillabiche risposte nelle conferenze stampa prepartita sono sempre le stesse:
“La squadra ha fatto un’ottima settimana, ha lavorato bene”- e ancora: “Siamo tutti uniti e concentrati sull’obiettivo, ci salveremo”. Un loop senza fine che non trova mai riscontro pratico alla prova del campo.
Ai gentili lettori, dunque, domando: qualcuno di voi ha mai sentito una sua analisi tattica in preparazione alla partita al di là delle solite frasette da Baci Perugina? Io no, onestamente.
E mentre il nostro saccente tecnico toscano, con il suo inconfondibile aplomb, continua a lanciare proclami, Marco Baroni tiene a galla un Verona già dato per retrocesso a gennaio. Claudio Ranieri con il suo Cagliari strappa cinque punti tra Atalanta, Inter e Juventus. Luca Gotti ne fa 7 in 4 partite a Lecce. Davide Nicola batte 1-0 il Napoli e rilancia l’Empoli e Ballardini e Di Francesco provano a giocarsela con la forza delle idee a Sassuolo e Frosinone.
Al Bentegodi, gli oltre 1400 arrabbiatissimi tifosi friulani, giunti a sostegno della squadra, intonano a ripetizione: “Cioffi uomo di m…a, uomo di m…a e Cioffi uomo di m…a”. Lui, nel frattempo, in sala stampa dichiara: “Non ho percepito segnali di paura e non posso rimproverare nulla ai ragazzi. Anche sull’ultimo corner eravamo messi bene”.
Appunto, è proprio questo il grande problema. Il tecnico non si rende conto di ciò che accade in campo, sbaglia i cambi e la lettura delle partite. Talvolta dall’inizio, altre a gara in corso.
I risultati sono a dir poco imbarazzanti e, con questi presupposti, parlare di sfortuna e di mancanza di motivazioni da parte dei calciatori lascia il tempo che trova. Lo stesso si applica a chi mette in discussione il valore della rosa – certamente non eccelsa – ma comunque molto più abile di chi al momento la guida.
La frattura tra staff tecnico e squadra sembra oramai insanabile, ma non tutto è ancora perduto. La società si adoperi per trovare al più presto un traghettatore, che conduca la squadra alla salvezza nelle 5 gare che rimangono e arrotondi a 30 gli anni consecutivi dell’Udinese in Serie A, record assoluto per una provinciale.
Cioffi sta rovinando la storia di un club e non se ne cura. Avesse un minimo di dignità, dopo questo disastro si sarebbe già dimesso. Invece, sappiamo bene tutti che cosa ha fatto per il portafoglio. Ad oggi, vanno bene tutti, ma non lui. E se non se ne va di sua sponte, qualcuno lo deve cacciare. Di elementi in favore di un suo esonero ce ne sono parecchi.
Non mi stancherò mai di dirlo: Gabriele Cioffi è la scelta peggiore che l’Udinese potesse mai fare.
Samuele Marcon